La quattordicesima giornata di Serie A ha emesso forse un verdetto: il Napoli assai difficilmente ripeterà l’impresa dello scorso anno.
Le luci della ribalta erano tutte sul Maradona, dove si affrontavano i campioni d’Italia in carica e la capolista Inter. La partita non ha tradito le attese e, a differenza del precedente derby d’Italia della scorsa settimana tra Juventus ed Inter, è stata spettacolare e giocata ad alti ritmi. Il nuovo Napoli, targato Mazzarri, ha preso di petto la sfida fin dai primi minuti mettendo gli ospiti ripetutamente in difficoltà. Bravissimo è stato Sommer su Elmas in apertura e dove non è arrivato il portiere svizzero ci ha pensato la traversa a respingere una velenosa conclusione dell’ex Politano. In tutto il primo tempo i nerazzurri, quando c’è stato da difendere e soffrire lo hanno fatto da gruppo e con una compattezza granitica, ma mai rinunciando a rendersi pericolosi. Tanto che, alla fine, hanno risposto colpo su colpo, prima vedendosi annullare, per questione di centimetri, una rete di Thuram e poi obbligando Meret ad un autentico miracolo su una conclusione ravvicinata di Lautaro Martinez. La sfida si è sbloccata, e decisa, al tramonto del primo tempo, quando una rasoiata dal limite di Calhanoglu non ha dato scampo a Meret. Forte dell’1-0 l’Inter ha così potuto gestire come meglio predilige la contesa, difendendo e ripartendo con pericolosità, e così, dopo l’occasione sprecata da Kvara in apertura di ripresa, sono arrivati prima il raddoppio con un’incredibile serpentina in area di Barella, poi il tris con Thuram.
Se c’era bisogno di una prova sulla solidità mentale della squadra di Inzaghi la netta vittoria del Maradona l’ha fornita, pur giocando con la pressione del sorpasso subito venerdì sera dalla Juventus, e con un’emergenza difensiva, dovuta alle assenze di Bastoni e Pavard, dopo pochi minuti aggravata anche da quella di De Vrij, uscito a causa di una contrattura, ha saputo fare quadrato e resistere alle offensive, a volte quasi furiose dei partenopei, per colpire sempre e comunque ogni volta che se ne è presentata l’opportunità.
Da bocciare solo per il risultato negativo invece la prova del Napoli, che, a tratti, è sembrato quasi quello dello scorso anno, bello e arrembante, capace di tenere ritmi altissimi e di mettere all’angolo più d’una volta gli avversari. Peccato per l’emergenza sulla fascia sinistra, per le assenze di Oliveira e Mario Rui, che ha permesso all’Inter di sfondare più volte mettendo in crisi l’apparato difensivo. Il lavoro di Mazzarri, questa era appena la sua terza partita, potrebbe riportare gli azzurri alla loro vera dimensione, dopo la brutta parentesi della gestione Garcia.
Di questo passo pensare ad un duello tra Inter e Juventus non è ipotesi peregrina. I bianconeri, usciti fuori con i tre punti da Monza, al temine di una sfida dal finale più che rocambolesco, hanno dimostrato coesione, cinismo e forza di reazione che dimostrano l’acquisita dimensione da top team raggiunta dagli uomini di Allegri. Sopportato l’ennesimo rigore fallito da Vlahovic, e passati in vantaggio con un perentorio colpo di testa di Rabiot, sugli sviluppi di un corner, i bianconeri hanno gestito come al loro solito il vantaggio con una prova difensiva priva di sbavature, cui non ha fatto da contraltare una pari verve offensiva. La rete di Carboni al 92’ pareva aver punito questo atteggiamento un po’ troppo rinunciatario, ma la reazione è stata quella di chi ha qualcosa in più dentro e riesce a mettere in campo tutto, la rete di Gatti al 95’ ne è stata la sintesi perfetta.
In piena emergenza mentale e di uomini il Milan, dopo la batosta interna rimediata con il Borussia Dortmund, al cospetto del solito, coraggioso, Frosinone, ha sciorinato una prestazione fatta di attenzione, compattezza e coraggio che gli ha permesso, alla fine, di portare a casa tre punti di capitale importanza per non perdere ulteriore terreno anche in campionato. Si è svegliato improvvisamente anche Jovic, autore del gol che ha sbloccato il match e dell’assist per la terza rete di Tomori, di Pulisic, su assist di 60 metri di Maignan, e di Brescianini, le altre reti. Convincente la prestazione da difensore centrale di Theo Hernandez e quella di Maignan, dopo le opache prestazioni in Champions. La lotta per il quarto posto sarà molto serrata e recuperare morale ed autostima erano fondamentale per gli uomini di Pioli, la vetta, distante sei punti, non è comunque lontanissima, anche se Inter e Juventus, in questo momento, hanno decisamente qualcosa in più.
Irrompe in piena zona Champions la Roma, che vince in rimonta contro il Sassuolo. Dopo l’iniziale rete del vantaggio di Mathias Henrique, la differenza la fa l’ingresso in campo di Kristensen, che con i neroverdi in 10, prima si procura un rigore un po’ generoso, trasformato da Dybala, e poi trova la deviazione vincente di un difensore su una sua conclusione dal limite. Sei vittorie nelle ultime otto uscite, quattro vittorie consecutive per la squadra di Mourinho che non perde tuttavia occasione per salire agli onori della cronaca. Nella conferenza pre-partita mette le mani avanti, affermando che più del Sassuolo temeva l’arbitro e la Var, oltre alle furbizie di Berardi, e che, nella conferenza stampa post match, dopo che la Var ha trasformato il giallo di Boroca in rosso e confermato il penalty fischiato dall’arbitro, ha parlato solo in portoghese, premettendo di non conoscere sufficientemente bene l’italiano per poter esser compitamente compreso.
Si rialza anche la Fiorentina che ha ragione nettamente, e senza troppa fatica, di una Salernitana, smarrita e mai in partita. Di Beltran su rigore, Sottil e Bonaventura le reti degli uomini di Italiano, che pur usciti da una striscia di 4 sconfitte e due vittorie nelle ultime sei partite, si trovano ad un solo punto dalla zona Champions.
Chi si mangia le mani e protesta con arbitro e Var è il Bologna di Thiago Motta, che non ha digerito la lunghezza del recupero e il penalty assegnato dopo revisione Var per un fallo sul portiere salentino Falcone, che poi ha permesso a Piccoli di pareggiare al 100’. Soffrono un po’ i felsinei, nel primo tempo, al cospetto di un Lecce oltremodo aggressivo e che gioca su ritmi altissimi, ma riescono nonostante tutto a rendersi pericolosi un paio di volte con Ndoye. La ripresa è invece tutta di marca rossoblu, gli emiliani giocano come sanno, imponendo i propri ritmi e la propria manovra. Dopo i 4 cambi, arriva la splendida rete su punizione dal limite di Lykogiannis ed almeno tre clamorose occasioni per il raddoppio. Alla fine quella che resta è la sensazione di un’occasione fallita per il Bologna di passare una settimana subito a ridosso del podio, ma il calcio è così, chi sbaglia spesso poi paga.
Torna al successo anche la Lazio, grazie ad una rete in apertura di Pedro, ma, se per un’ora, i biancocelesti giocano discretamente, sfiorando in più circostante il raddoppio, nel finale soffrono il ritorno del Cagliari, che sfiora clamorosamente il pareggio per due volte nel recupero: non a caso i fischi sommergono gli uomini di Sarri al triplice fischio.
Fallisce l’occasione di prendere una boccata di ossigeno e di allontanarsi dalla zona a rischio il Genoa, che, pur passato in vantaggio con un’altra incredibile e splendida rete di Malinovskyi, e letante occasioni fallite, si è fatto poi raggiungere a metà ripresa dalla prima rete con la casacca dei toscani di Cancellieri. Per l’Empoli un buon pareggio che permette ad Andreazzoli di continuare la sua rincorsa verso la salvezza. Gilardino inizia invece ad accusare l’assenza dalla vittoria che ormai è troppo lontana nel tempo per garantire sonni tranquilli.
Partita scoppiettante quella della Blue Energy Arena, con l’Udinese avanti per due volte, prima per 2-0 grazie alle reti di Kabasele e Lucca, pareggiate da un rigore di Djuric e da una spettacolare rovesciata di Ngonge in mezzo a quattro difensori, poi grazie alla seconda rete di Lucca, con un perentorio colpo di testa, cui ha risposta un altro colpo di testa, quello di Henry al 97’. Entrambe le squadre confermano dunque la loro allergia per la vittoria e la consuetudine al pareggio, la classifica si muove per entrambe. La salvezza sarà dura da raggiungere proseguendo con questi ritmi, ma non impossibile, attualmente, infatti, le ultime 5 in classifica sono tutte racchiuse in appena 4 punti.
Chiude la giornata la sfida di questa sera dell’Olimpico di Torino tra i granata di Juric e l’Atalanta del suo maestro Gasperini, entrambe reduci da una sconfitta nell’ultima uscita in campionato ed alla ricerca di punti con vista sull’Europa.