Gli inglesi inventarono il calcio; mentre gli scozzesi furono i pionieri del calcio argentino. Calcio che ha dato al mondo campioni assoluti come Diego Armando Maradona e Lionel Messi.
La prima partita disputata nel paese è datata 20 giugno 1867, appena tre anni e mezzo dopo la fondazione della Football Association in Inghilterra, si giocò a Buenos Aires dove oggi sorge il Planetario. Ad attestarlo è una lapide ivi posta in cui si menzionano alcuni immigrati britannici, fra i quali spiccavano i fratelli Hogg, che giusto il mese precedente avevano fondato la prima istituzione di tutto il Sud America dedicata al calcio vale a dire il Buenos Aires Football Club. La prima gara internazionale venne giocata in Uruguay nel 1889 e vide il confronto tra gli inglesi di Montevideo e quelli di Buenos Aires, sotto un gigantesco ritratto della regina Vittoria. Nel 1893 si costituisce l’Argentine Football Association (AFA).
Nella storia del calcio argentino si distinguono tradizionalmente due periodi storici: un primo periodo, chiamato “amateurismo” ed il secondo, iniziato nel 1934 e tuttora in corso, conosciuto come “profesionalismo”. Fra i due periodi si individua una fase intermedia durata dal 1931 al 1934.
Apprese le basi del gioco, gli argentini cominciarono a far proprio questo sport attingendo al ritmo arcaico insito nei loro geni. Negli stadi di Buenos Airesnacque uno stile differente da quello praticato in Europa, il ballo, in primis il tango, si mescolò al gioco e viceversa, la palla non era più calciata ma si possedeva ed il palleggio diventava un’arte sopraffina, tipica del fútbol sudamericano.
enza dubbio bisogna considerare il padre del calcio argentino Alexander Watson Hutton, cognome che di certo molti appassionati del manga giapponese “Holly e Benji” già associano al mondo del calcio. All’alba del XX° Secolo, il preside Watson Hutton, istituì l’Alumni Athletic Club, squadra di football che raccoglieva studenti ed ex-studenti della “Buenos Aires English High School” e che fu da subito protagonista dei campionati di calcio.
Le prime stelle della squadra erano tre giocatori che facevano Brown di cognome, tre fratelli: Diego, il più anziano, e Carlos, il più giovane, erano molto bravi; ma la stella indiscussa era Jorge Gibson, capace di giocare in tutte le posizioni (fu anche campione di cricket) e autentico trascinatore della squadra, di cui in breve tempo divenne anche tesoriere, destinando ad opere di beneficenza, come da statuto del club, ogni moneta ricavata dagli incassi delle partite.
La citazione più significativa su questa leggendaria squadra è di Carlos Lett : “Il segreto del successo dell’Alumni fu l’amicizia e la fratellanza esistente tra i giocatori, più che le doti tecniche. Nel calcio una goccia di “cattivo sangue” tra due compagni finisce per estendersi anche al resto della squadra, e fortunatamente questo non accadde mai, grazie soprattutto alla tempra dei fratelli Brown, in particolare Jorge.” Amicizia che in Argentina sfocia spesso in momenti di convivialità culinaria, e si manifesta in particolar modo con la procedura meticolosa dell’asado, accompagnato dal rituale del Fernet y cola, e dagli infusi di yerba mate; tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.
Jorge detto “El Patricarcho“, fu fino all’ultimo protagonista nella storia dell’Alumni. Unico tra i fratelli ad essere presente in ogni campionato, fece la sua parte anche in quello del 1911, vinto tra qualche difficoltà e solo dopo uno spareggio con il Porteño. Questo fu l’ultimo acuto di una squadra che improvvisamente si rivelò inadatta al calcio moderno che ormai avanzava in tutto il pianeta ed era arrivato fino in Argentina.
Nel frattempo erano sorte numerose squadre, formate soprattutto da argentini autoctoni che avevano preso a praticare quel gioco con uno stile tutto loro; ma non fu la concorrenza a sbaragliare l’Alumni Athletic Club, la più grande squadra nella storia dei primi anni del calcio argentino, bensì la sua stessa costituzione. Da statuto, il club non poteva accogliere nelle sue fila che studenti o ex-studenti, e in un’epoca in cui il calcio era ancora dilettantistico erano molti quelli che, una volta giunti in età da lavoro, abbandonavano le velleità fútbolisticas. Sempre secondo statuto, gli incassi finivano in beneficenza, rendendo molto più difficoltoso trovare le risorse necessarie per pagare l’affitto di un campo da gioco. Lo scioglimento del mitico club avvenne il 24 aprile del 1913, alla presenza di un pugno di soci.
Bastarono 15 anni di vita (1898-1913) all’Alumni Athletic Club per conquistare 10 campionati argentini, 5 coppe nazionali e ben 7 internazionali, di cui 6 edizioni della “Tie Cup“, la prima coppa per club tra nazioni. La famiglia Brown vide 7 fratelli giocare nel club, e 5 di questi furono anche stelle della Nazionale che muoveva i primi passi per diventare una delle migliori del mondo: nel 1910, nell’Argentina che conquistava la “Copa del Centenario” superando Uruguay e Cile, ben tre fratelli Brown erano in campo contemporaneamente. Sia per questo, sia per le leggendarie imprese di una squadra che fu mito e ispirazione per tantissimi giovani, che l’Argentina calcistica non potrà mai dimenticare le sue radici scozzesi, così ben rappresentate dalla classe, dal coraggio e dallo spirito di squadra dell’Alumni dei fratelli Brown, la familia dei primi eroi del fútbol.
Tra tutti i team che hanno fatto la storia del campionato argentino, bisogna far menzione del River Plate (1904) e del Boca Juniors (1905), entrambi originari del quartiere della Boca, su iniziativa questa volta, di discendenti italiani. Il primo club non britannico a raccogliere grandi successi fu però il Racing; molto prima che Xeneizes e Millonarios riuscissero ad imporre quella supremazia che oggi è loro riconosciuta. Fondato nel 1903 ad Avellaneda, sobborgo che ai tempi si chiamava ancora Barracas al Sud, fra il 1913 ed il ’19 seppe vincere sette campionati consecutivi stabilendo un record ancora ineguagliato in Argentina e degno di quello precedentemente ottenuto dal britannico Alumni.
Nel complesso, quindi, è solo a partire dal primo decennio del Novecento, circa trent’anni abbondanti dopo l’avvento del calcio nel paese, che fiorirono club fondati da gente del posto, in maggioranza di origine italiana e spagnola. Fra essi, oltre ai tre già citati, in ordine cronologico di fondazione, spiccano per notorietà anche: Argentinos Juniors, Independiente, il Chacarita Juniors (in cui avrebbe militato quel Renato Cesarini da cui l’omonima ‘zona’), San Lorenzo, Huracán e Vélez Sarsfield.
Clubes che nel complesso inventarono un nuovo stile detto ‘criollo’, che finì per soppiantare l’iniziale impronta britannica.
Oggi, il calcio argentino – e più in generale quello latino -, continua a essere la fucina di talenti principale per il calcio europeo. Tuttavia, a causa di problemi intestini, sembra condannato a non spiccare mai pienamente il volo.