Oggi ricorrono i 32 anni da quello che è considerato dalla maggior parte degli appassionati di pugilato, l’incontro più scioccante dell’intera storia di questo sport.
Ciò che colpì di quell’incontro non fu lo spettacolo mostrato sul ring dai due contendenti, bensì il fatto che ad andare al tappeto fu l’allora re incontrastato dei pesi massimi, quello definito da molti altri “il peggior uomo del pianeta”, nienetepopodimeno che “Iron” Mike Tyson.
L’altra grande sorpresa, che da oltre 30 anni a questa parte lascia ancora di stucco chiunque torni alla memoria a quell’11 febbraio del 1990 a Tokyo, fu il nome del vincitore: il semisconosciuto James “Buster” Douglas.
Al momento dell’incontro, infatti, Iron Mike era imbattibile: aveva dominato tutti gli avversari, asfaltondoli in poche riprese. Era diventato campione il 22 novembre del 1986, battendo il giamaicano Trevor Berbick, l’ultimo pugile a trionfare contro Muhammad Ali.
Con quel successo, ottenuto in due sole riprese, il pugile cresciuto nel quartiere disagiato di Bronswille, divenne, all’età di 21 anni, il più giovane campione della storia a conquistare il titolo nella categoria regina (record tuttora da battere).
Douglas era visto quasi come un agnello prossimo al macello: il suo cartellino parlava di quattro sconfitte, ma anche di una vittoria contro Berbick nel 1989, lo stesso Berbick che fu costretto ad abdicare dopo due riprese, tre anni orsono contro il giovane Tyson.
Chi scometteva su quell’incontro? Nessuno. Anzi, ci fu chi accettò di scommetere: l’Hotel Mirage di Las Vegas, che vedeva Tyson favorito per 42-1. Una cosa da pazzi: chi mai poteva pensare solo minimamente di versare un dollaro su Douglas. Solo un pazzo, appunto.
Ma il tempo delle chiacchiere lasciava spazio al giudizio implacabile del ring. Se ti alleni male, se non sei motivato, se commetti l’errore di sottovalutare l’avversario, beh, non c’è fenomeno che tenga. Perdi. E perdi anche male. Proprio come fece Tyson.
Nessuno sport è crudele come il pugilato. Se sbagli, se commetti qualche errore lo paghi. Ma per fortuna c’è anche l’altro lato della medaglia: il sacrificio viene sempre ripagato.
Douglas saliva sul ring sotto gli occhi di un pubblico che non vedeva l’ora di vederlo giù. Non importava quanto tempo ci avrebbe messo Iron Mike. Tutti erano convinti che sarebbe presto finito al tappeto. Ma sin da subito si accorsero che le azioni di Tyson non sortivano gli effetti sperati.
Tyson trovava difficoltà, sotto i colpi dello sfidante, abile nel tenerlo a bada col jab. Ma, nonostante i buoni propositi di Douglas, il campione mostrava un sussulto d’orgoglio e, proprio sul finire dell’ottava ripresa, spediva al tappeto Buster con un pregevole montante destro.
Ebbene, qui accadde qualcosa di imprevedibile, anche se di casi come questi la boxe li aveva già vissuti nella sua lunga e onorata storia: l’arbitro Octavio Sanchez tardò il conteggio, chiudendolo a 9 secondi quando in realtà ne erano già passati 12. Un ritardo che fu fatale per Tyson che, nonostante la scarsa preparazione (come da lui ammesso a fine match) e un incontro disputato nettamente al di sotto delle sue potenzialità, avrebbe concluso l’incontro con una vittoria per KO.
Una manna dal cielo, invece, per Douglas che, al decimo round, sotto gli occhi sconcertati e pieni di sorpresa dell’intero pianeta, finiva Tyson al tappeto. Surreale, se si pensa al Tyson di allora, l’immagine di un campione, considerato imbattibile, che a fatica cercava di riportare alla bocca il paradenti.
Douglas diventava campione del mondo dei pesi massimi, detronizzando Mike Tyson. Ma ben presto il sogno di Douglas si frantumava in mille cocci, per trasformarsi in un incubo. Otto mesi dopo, Douglas si apprestava a difendere il titolo contro Evander Holyfield, ma venne sconfitto per KO alla terza ripresa.
Da qui, una serie di difficoltà personali (oltre ad andare in coma diabetico, perse il fratello e il padre), che lo portarono al ritiro nel 1999. Ora, si è ripreso e vive una vita tranquilla, all’insegna della beneficenza.
Non sarà stato di certo un fenomeno, ma ha comunque inciso il suo nome nella storia. Perché, battere il Tyson del periodo pre carcere, non è certo un’impresa da tutti, ma lui ci è riuscito. Il suo nome sarà associato per forza di cose a Mike Tyson.
Anche quest’ultimo ebbe delle conseguenze non indifferenti a seguito di quella sconfitta. Viene fatta risalire proprio a quell’incontro il suo declino, ancor prima della detenzione…