sarri lazio

Accorrono in oltre 50.000 all’Olimpico per la quinta giornata di Champions League, in una sfida che potrebbe regalare alla Lazio il passaggio del turno e l’approdo agli ottavi di Champions. La incredibile sconfitta di Salerno ha messo Sarri ed i suoi con le spalle al muro, il mister,  imperturbabile, lascia ancora in panchina gli uomini più attesi ed esperti: Immobile e Pedro.

L’approccio al match non è il massimo, la squadra sa che deve vincere ma, per farlo, occorrono idee, determinazione e voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo e, sinceramente, si fa davvero fatica a riscontrarle. Il Celtic, ben organizzato, fa possesso palla e chiude tutti i varchi, rendendosi pericoloso in ripartenza.

Il match scorre via rapidamente, e senza grandissime emozioni, un paio di occasioni di qua e altrettante di là, fino a che, finalmente, Sarri fa entrare i  suoi assi e la partita si decide in quel momento. Non tanto per merito della Lazio, che ha poche idee e ben confuse, ma per il cambiamento d’atteggiamento del Celtic, che, nel finale, ormai eliminato anche dalla possibilità di accedere all’Europa League, rompe  gli indugi e si getta tutto in avanti. Così facendo però smarrisce tutti gli equilibri, perdendo in coesione e compattezza,  e fatalmente  si scopre offrendo il fianco alle ripartenze dei padroni di casa, che, al 79’ e all’84’, con la loro stella indiscussa, Immobile, vanno due volte in gol accendendo d’entusiasmo il popolo biancoceleste.

Missione dunque compiuta. Perché, in serata, l’Atletico Madrid, vincendo a Rotterdam, certifica il passaggio del turno proprio e  dei capitolini;  nell’ultimo turno, al Wanda Metropolitano, si deciderà solo la vincente del gruppo.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma non si può certo negare che nella qualificazione abbia inciso, e non poco, la buona stella, che, in tutti i finali delle partite, ha sorriso benigna a Sarri  e ai suoi. Se la ride anche Lotito, che allontana, momentaneamente i mugugni della piazza e i suoi dubbi sul Mister, ma, soprattutto, rimpingua le casse della società, con la vagonata di quattrini freschi che il passaggio del turno regala.

Chi invece la buona stella, ad accompagnare le sue imprese, proprio non l’ha avuta è invece il Milan, che di fronte ai 70.000 che regalano l’ennesimo sold-out della stagione, naufraga miseramente al cospetto di un Borussia Dortmund cinico e scintillante.

Non è dunque bastata neppure la presenza beneaugurante di Sinner sugli spalti a cambiare le sorti di un girone, compromesso già nelle prime due sfide terminate con  due 0-0 e ricchi di rimpianti e di una decina di palle gol clamorose gettate alle ortiche.

Pioli ha la rosa ridotta all’osso, per vari motivi sono assenti in 11, tanto che in panchina ci sono appena sei giocatori e nessun centrale difensivo, la sorpresa è la presenza dal primo minuto di Adli in luogo di Krunic, mentre al centro dell’attacco c’è Giroud.

La sfida e la qualificazione si decidono nei minuti che vanno dal 5’ al 10’, prima Giroud, quasi infallibile dal dischetto, si fa ipnotizzare dal portiere svizzero Kobel (toh, sempre elvetici i para rigori), che gli respinge il tiro dagli 11 metri, poi Reus trasforma invece il suo penalty.

Il Milan subisce ma non si arrende e, anzi, attacca a testa bassa, fa la partita, si rende pericoloso più volte e pareggia con Chukwueze  al 37’, sfiorando poi  il vantaggio nel recupero con Calabria che, tutto solo, da 5 metri, di testa, manda la sfera a lato.

La ripresa segue lo stesso copione con i rossoneri che attaccano ed il Borussia che risponde colpo su colpo con ficcanti ripartenze a velocità siderale.

Il match e la stagione europea del Milan si decidono al 53’ quando Thiaw per recuperare sulla freccia Bynoe-Gittens, sente tirare gli adduttori ed è costretto a lasciare il campo, al suo posto entra Krunic, perché i rossoneri in panchina non hanno difensori.

E, visto che al peggio non c’è mai fine, lo stesso Bynoe-Gittens al 59’, con un tiro che è più preciso di un colpo di biliardo batte un  Maignan, non proprio irreprensibile, e, al 69’ Adeyemi porta a tre le reti degli ospiti sorprendendo ancora Maignan che non ci fa proprio una bella figura.

Nel finale Jovic prima colpisce il palo poi si vede respingere il tiro a colpo sicuro da un intervento goffo ma efficace del portiere avversario, mentre a chiudere il tabellino ci pensa la clamorosa  traversa colpita nel recupero da  Füllkrug.

L’ulteriore beffa finale è il pareggio del Psg al 98’, con un rigore realizzato da Mbappe, che rende l’ultima sfida a Newcastle un vero e proprio spareggio tra le due per entrare in Europa League, visto che ipotizzare che i francesi possano perdere a Dortmund è quasi come credere che gli asini possano volare.

Tutto quel che poteva andare storto è dunque andato storto, il Milan può recriminare giusto sul rigore fallito in avvio che avrebbe messo la sfida su binari diversi (da quel momento Giroud è letteralmente sparito dal campo) e sulla falcidia di infortunati con un giocatore che entra in infermeria dopo ogni sfida.

La fase difensiva non è stata all’altezza, mai riuscendo a prevenire e contrastare le veloci contro-giocate dei tedeschi, alcuni giocatori hanno completamente deluso (Giroud, Hernandez e Maignan) altri sono stati poco incisivi (Pulisic e Loftus- Cheek), ma, alla fine, visto che la Champions, si dice, sia la manifestazione in cui sono i dettagli a fare la differenza, beh in quelli al Milan tutto ha girato per il verso sbagliato.

Forse il non giocare in Europa potrebbe dare nuove energie e brio in campionato, chissà, non ci resta che stare a vedere…    

DiGiuseppe Floriano Bonanno

Nato a Torino nel 1964 e laureato in giurisprudenza a Bologna nel 1990, da una vita lavora in un’azienda top nel mondo del banking. Appassionato di sport, letteratura e viaggi, ha contribuito a diverse riviste online focalizzate su calcio e cultura. Inoltre, ha arricchito il suo percorso pubblicando una serie di romanzi.