Se il martedì di Champions aveva arriso a Inter e Napoli, che, con due successi, sofferti e non completamente convincenti, hanno messo in discesa la loro strada per il superamento del turno, per le due italiane scese in campo il mercoledì è stato davvero ‘nero’.
La Lazio, a Rotterdam, è stata sconfitta dal Feyenord 3-1 (di Gimenez, doppietta, Zerrouki e Pedro su rigore, le reti) offrendo una prestazione scialba ed incolore, del tutto inattesa dopo le ultime uscite vittoriose in campionato.
Sarri, nelle ore della vigilia, aveva predicato attenzione e cautela, intuendo le insidie di una trasferta difficile contro una squadra ben organizzata e forte, ma, evidentemente, le sue parole sono cadute nel vuoto.
Con Immobile, al rientro, in campo dal 1’, i biancazzurri hanno approcciato male e proseguito peggio, slegati, imprecisi e docili, si sono offerti alle folate degli olandesi, caricati dal tifo assordante dei propri tifosi, aprendo invitanti varchi agli avanti biancorossi che hanno tenuto sotto costante pressione la difesa ospite.
Quasi inevitabili sono arrivate le reti degli olandesi che, chiuso il primo tempo sul 2-0, non ancora paghi hanno continuato a premere arrivando al terzo gol, e, solo allora, si sono un po’ chetati permettendo ai capitolini di mettere il naso fuori dalla loro metacampo e di accorciare le distanze nel finale con la rete di Pedro su rigore.
Una battuta a vuoto che non compromette comunque le possibilità di qualificazione ma che deve far riflettere Mister Sarri su quali siano i difetti strutturali e mentali di una sua squadra che, oggi, appare una lontanissima parente di quella quadrata e organizzata che nella scorsa stagione aveva impressionato tutti.
Ad una prima disamina sono proprio le basi che sono venute meno, in special modo la fase difensiva che era stato il punto di forza e che, ora, è invece approssimativa e confusa, ma anche a centrocampo la perdita di Milinkovic-Savic non è stata completamente digerita ed assimilata, forse perché in quella zona di campo scelte precise e definitive non sono state ancora fatte..
La prova di Parigi, contro il PSG, per il Milan, era quasi una chiamata da dentro o fuori, una sorta di ‘all in’, dopo i due 0-0 con Newcastle e Borussia Dortmund, ma, come già domenica sera contro la Juventus, i rossoneri non l’hanno superata.
Se volessimo vedere il bicchiere mezzo pieno, allora potremmo dire che nella prima ora di gioco il Milan ha giocato alla pari con i parigini, rispondendo colpo su colpo alle offensive dei rossoblu. Grazie ad una pressione alta, costante e feroce, sono stati recuperati tanti palloni sulla trequarti avversaria, ma, e qui si ritorna alle note dolenti, mai, Giroud e compagni sono poi riusciti a tradurli in gol, per eccesso di precipitazione o per scelte sbagliate nell’ultimo passaggio o nel tiro.
La rete di Mbappe, a coronamento di una geniale giocata come solo lui sa fare, non aveva spezzato le velleità del Milan, che ha retto non collassando, ma, dopo le due clamorose occasioni per pareggiare, fallite ad inizio ripresa, quando, subito dopo, Kolo Muani ha portato a due le reti parigine, il castello di carte è crollato di schianto.
L’ultima mezz’ora ha infatti visto i rossoneri, completamente scollati nei reparti, in totale balia degli avversari, che hanno poi realizzato ancora con il coreano Lee Kang-In, rischiando di subire un’umiliante goleada.
La contemporanea vittoria del Borussia a Newcastle condanna ora i rossoneri all’ultimo posto nel girone con ancora zero gol realizzati ed una montagna da scalare che se non è l’Everest è un K2.
In questa stagione il Milan, negli scontri diretti con le big, è a zero vinte e tre perse, e questo la dice lunga sulla reale capacità di imporsi su avversari che tecnicamente sono più forti e organizzati. Sul banco degli imputati c’è sicuramente la manovra offensiva, troppo prevedibile e asfittica, con interpreti che stanno faticando oltre modo a buttare la palla dentro.
Giroud si batte, spesso lontano dalla porta, ma non segna su azione da tempo immemorabile, e Leao, nelle ultime uscite, è tornato quello d’un tempo, svogliato, imbarazzante nel cercare sempre la giocata ad effetto e mai quella concreta, incapace di andare oltre la fuga sulla fascia conclusa da improbabili cross in area, urge riportarlo con i piedi per terra, magari con qualche panchina per meditare.
Il centrocampo balbetta, e la difesa fa acqua da tutte le parti, troppi davvero sono gli errori individuali cui stiamo assistendo, non degne di difensori di un top club.
Pioli avrà le sue belle gatte da pelare per ritrovare la sua squadra, che va ora riscostruita, prima mentalmente e, poi, nelle soluzioni in campo, e, prima di pensare al ritorno con il PSG, in cui ci sarà l’ultima chiamata per evitare l’eliminazione, domenica sera, al Maradona c’è il Napoli…