A cura di Simone Togna – Paulo Sérgio porta la “Roma nel cuore”. L’ex attaccante brasiliano, che ha vestito la casacca dei giallorossi tra il 1997 e il 1999, in esclusiva per Voci Di Sport, traccia un bilancio della sua esperienza nella Capitale, loda Totti ma anche Spalletti e individua le motivazioni per cui il suo ex club non vince da parecchio tempo lo Scudetto. Ecco l’intervista completa:
Come procede la sua vita? Che attività svolge dopo aver appeso le scarpe al chiodo?
“Ho lanciato il marchio PS7. Ci occupiamo di materiale sportivo. Dal calcio alla pallavolo. Sono anche ambasciatore della Bundesliga”.
Che ricordi ha dell’Italia?
“Bellissimi. Ho trascorso dei momenti molto felici. Roma è una città favolosa. Nelle due stagioni in cui ho vestito la casacca giallorossi ho segnato 12 goal per annata. Devo dire che mi manca l’ambiente italiano, la gente. Ecco perché fra non molto tornerò nella Capitale per andare a trovare i miei amici. Che non sono ex calciatori ma hanno un impiego più comune. E non vedo l’ora di mangiare la pasta”.
Tra le sue marcature resta memorabile quella contro il Milan. Vinceste 5-0 e lei segnò un goal davvero pregevole…
“Fortunatamente ho realizzato tanti rete importanti. Non va dimenticata ad esempio quella alla Juve. Riferendoci poi nello specifico al gol contro i rossoneri risultò essere bello esteticamente e siglato contro un Milan forte, che allora era davvero composto da grandi calciatori”.
Venne allenato da Zeman…
“L’inizio fu un po’ difficile ma dopo 2/3 mesi tutto andò per il meglio. Lui è stato un tecnico storico per la Roma. Tra l’altro ho incontrato il mister boemo qualche anno fa in Germania. Abbiamo visto insieme una partita del Bayern Monaco”.
Segue ancora la sua ex squadra?
“Sì, certo. La Roma e suoi tifosi sono rimasti nel mio cuore. Vedo le partite dal Brasile. Peccato per quest’anno. Ottimo inizio ma poi non è stato possibile conquistare lo Scudetto”.
Cosa manca ai giallorossi per vincere il Tricolore?
“Per la Roma è difficile. I calciatori forti non restano, vengono venduti ogni stagione. A differenza della Juventus. Che ha i soldi. E li ha saputi investire bene, costruendo un team molto competitivo”.
Le piace Spalletti?
“Sì. Ha una mentalità vincente. La Roma ne ha bisogno”.
Cosa pensa del fatto che non abbia fatto entrare Totti per la sua ultima apparizione a San Siro?
“Lasciare Totti in panchina è difficile per ogni tecnico. Non solo per Spalletti. Finchè Francesco non smetterà di giocare sarà sempre così. Qualsiasi allenatore andrebbe incontro a problemi e polemiche”.
Cinque minuti sarebbero stati una passerella meritata per il Capitano o una sorta di contentino svilente?
“Non so come stia, né conosco la sua situazione nello specifico. Posso solo dire, in generale, che in cinque o dieci minuti, può succedere qualsiasi cosa. Il Bayern Monaco ha perso la Coppa Campioni in un centinaio secondi”.
Cosa ricorda di Totti?
“Chicco era bravissimo. Come uomo e calciatore. Abbiamo giocato insieme all’inizio della sua carriera. Gli si devono solo fare i complimenti per quanto ha fatto con i giallorossi e anche con l’Italia”.
A proposito di rappresentative nazionali, lei ha vinto un Mondiale con il Brasile nel 1994…
“Il miglior momento della mia carriera. O meglio quello più felice. Un orgoglio. La vittoria mancava da 24 anni. Il nostro popolo non si aspettava quel trionfo. E invece regalammo alla gente una gioia indescrivibile”.
Di trofei vinti se ne intende, dato che si è tolto parecchie soddisfazioni…
“Ringrazio Dio per questo. Nella mia carriera ho vinto due campionati in Germania e uno in Brasile. Col Bayern Monaco abbiamo conquistato anche la Champions e l’Intercontinentale. Oltre a varie Coppe Nazionali. Mi manca solo lo Scudetto con la Roma. Ma devo dire che abbiamo fatto un buon lavoro mettendo le basi per i successi futuri. Perché poco tempo dopo il mio addio i giallorossi portarono a casa il Tricolore.
Rimorsi per questo?
“No, non posso dirlo. Io in Germania vinsi tutto quello che si poteva vincere”.
Adesso al Bayern c’è Ancelotti…
“L’ho incontrato un mesetto fa. È felice in Baviera e si tratta di un grande tecnico. Mi ricordavo di lui dai tempi del Parma. Può lavorare bene e conquistare la Coppa dalle Grandi Orecchie. Quest’anno l’eliminazione è avvenuta per gli errori arbitrali. Ma ha il tempo per rifarsi”.