Andrea Pierobon, una carriera fatta di lavoro e sacrificio. Ha iniziato nel 1987 in Interregionale, l’antenata dell’attuale Serie D. La mattina lavorava nel distributore di benzina di famiglia e la sera si allenava col Cittadella, la squadra della sua città. Poi, ha iniziato a girare l’Italia e, adesso, a 45 anni, è ancora lì, a difendere i pali della formazione granata. È il calciatore più anziano in attività nel panorama professionistico ed è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Voci di Sport, pochi giorno dopo il suo compleanno.
Andrea, un mese fa hai rinnovato il contratto col Cittadella. Quali sono le motivazioni che ti spingono ancora a calcare i campi di calcio?
“Si tratta di motivazioni personali. Dal punto di vista fisico, sto ancora bene e ho tanta voglia di giocare. Poi, qua sono a casa mia, nel paese in cui sono nato, dove sono cresciuto e nella squadra in cui ho mosso i primi passi. Nel 2005 sono tornato. L’ho voluto fortemente. E adesso mi appresto a iniziare la decima stagione consecutiva in maglia granata. Per me è un onore. E poi, giocare in Serie B da sette anni con il Cittadella è qualcosa di eccezionale”.
La famiglia ha rivestito un ruolo fondamentale nella tua carriera.
“Sì, è vero. Ho avuto la fortuna di avere sempre al mio fianco mia moglie e i miei figli. Mi hanno dato tanta serenità e forza, sia nei momenti buoni, sia in quelli difficili. Sono un punto fermo nella mia vita”.
Hai sempre giocato al nord, tranne nella stagione 1994-95 quando sei andato in Puglia per vestire la maglia dell’Andria in Serie B. Un sacrificio importante per un ragazzo di 25 anni che si era appena sposato.
“Il matrimonio è stato a luglio e, alla fine del mese, mi sono trasferito là con mia moglie. Lei era giovanissima, aveva 21 anni. È stato un po’ traumatico, soprattutto per lei. Sapevo come funziona la carriera di un calciatore. Ero consapevole che, se necessario, mi sarei dovuto trasferire. Per lei è stato più difficile, ma insieme ce l’abbiamo fatta. È stato un anno importante per la mia carriera. Sono maturato anche come uomo perché le esperienze al sud, in qualche modo, ti formano sempre di più”.
Una bella carriera. Ti è mancato solo l’esordio in Serie A.
“L’unico rammarico è proprio quello di non aver giocato in massima divisione, anche se ci sono andato vicino con il Cittadella quando abbiamo disputato i playoff in Serie B (nella stagione 2009-2010, ndr). In quell’occasione siamo stati sconfitti dal Brescia che, poi, tra l’altro, è riuscito a ottenere la promozione”.
La svolta, però, sarebbe potuta arrivare al Venezia di Zamparini nel 1996-97, quando sei stato chiamato a sostituire Mazzantini andato all’Inter. Poi, cos’è successo?
“Zamparini aveva costruito la squadra per vincere il campionato. Quell’anno, però, le cose sono cominciate ad andare male fin dall’inizio. Così, abbiamo cambiato subito allenatore e direttore sportivo. Ho iniziato la stagione da titolare, la squadra non andava bene e ho pagato anch’io perché l’attuale presidente del Palermo ha deciso di cambiare mezza squadra e sono stato relegato in panchina”.
Nel mercato autunnale, infatti, è arrivato Attilio Gregori dal Verona.
“Proprio così. Poteva essere un anno importante, ma non lo è stato. Purtroppo è andata così. Però, ripeto, nella mia carriera non ho rimpianti e anzi rifarei tutte le scelte. Sono molto soddisfatto”.
Poi, tanti anni con la Spal, a Ferrara, che è diventata la tua seconda casa.
“Anche lì ho passato gran parte della mia carriera. Otto anni, in cui ho raccolto grandi successi personali. Con la squadra un po’ meno, perché siamo riusciti a vincere solo un campionato. Però, sono state delle stagioni importanti in una città in cui sono stato molto bene con la mia famiglia. Mia figlia è nata a Cittadella, ma dopo tre mesi l’ho portata a Ferrara ed è praticamente cresciuta là. Ho un grandissimo ricordo di quella città”.
Facciamo un passo indietro. Sono tante le differenze tra il calcio di oggi e quello di 20-25 anni fa?
“Questo sport è cambiato in tutto e per tutto. Una volta c’era più spazio per la vecchia guardia. Se non avevi 25-26 anni e qualche campionato sulle spalle, non potevi esordire in cadetteria. Il curriculum, in passato, incideva di più. Adesso, i giovani sono facilitati ed è giusto che sia così. Quando a 19-20 anni esci da un vivaio c’è subito la possibilità di andare in Serie A o in Serie B a giocare. Per il resto, il calcio si è velocizzato. Una volta era più tecnico, adesso si punta sull’aspetto fisico”.
Dei tanti giovani colleghi portieri con cui hai lavorato in questi anni, chi è quello che pensi farà più strada?
“L’anno scorso ho avuto la fortuna di lavorare con Raffaele Di Gennaro. È cresciuto nell’Inter, adesso ha 21 anni. Secondo me nel 2015 sarà già in Serie A. Ha grandi doti, sia umane che tecniche. Mi ha lasciato una grande impressione. Ho visto da vicino anche Leali e Cragno, per i quali prevedo un futuro roseo. Ma ho lavorato un anno con Raffaele e posso dire che è il giovane più forte in circolazione”.
A proposito del Cittadella. Qual è l’obiettivo per la prossima stagione?
“Per noi è sempre lo stesso. Siamo una cittadina di 20 mila abitanti, non possiamo mirare a vincere il campionato. Per noi la salvezza è come vincere lo scudetto o la Champions League. Pertanto, puntiamo a mantenere la categoria. Magari senza patemi d’animo, a differenza della scorsa stagione in cui ci siamo salvati all’ultimo secondo. È stato quasi un miracolo; quest’anno cercheremo di soffrire meno”.
La squadra da battere sembra il Catania.
“I rossazzurri sono la corazzata della prossima Serie B. Hanno mantenuto gran parte dell’organico e hanno inserito in rosa giocatori importanti come Calaiò. Dispongono, poi, di giovani interessanti che possono fare la differenza. Quindi, penso proprio che il Catania, sia la squadra da battere e che vorrà tornare subito in massima divisione. Gli etnei, per me, sono i favoriti”.
Chiudiamo con una battuta: come hai festeggiato il tuo compleanno numero 45?
“È stata una giornata all’insegna della tranquillità, anche perché siamo già da qualche settimana in ritiro con la squadra. Ho partecipato alla seduta di allenamento insieme ai miei compagni e, insomma, è stata una giornata come tutte le altre. Per ora siamo qua a Cittadella, domenica partiamo in direzione degli Altopiani Trentini per preparare la stagione al meglio”.