Italia

Serata di gala al Dall’Ara per la penultima uscita ufficiale degli azzurri, impegnati nell’amichevole contro la Turchia, ad undici giorni dall’esordio ad EURO 2024 contro l’Albania.

Spalletti ha  la necessità di compiere scelte dolorose, in ispecie il taglio di tre dei convocati che non partiranno per la Germania, ma anche di varare l’undici che dovrà difendere i colori dell’Italia in Germania.

Come però era lecito attendersi la squadra azzurra, in versione sperimentale, con presunti titolari e riserve mischiate nei due tempi, ha dimostrato di essere davvero molto indietro, e atleticamente e come concetti di gioco.

L’idea è quella di difendere a quattro e poi, in fase di impostazione di passare a tre, con Dimarco che si stacca e aiuta in costruzione.

A protezione di Vicario, parso piuttosto insicuro e pasticcione, la coppia centrale è Bastoni-Mancini, mentre Di Lorenzo dovrebbe spingere a destra, il centrocampo, con Jorginho e Cristante, fatica ad impostare e, soprattutto, a dettare tempi e ritmi, sicchè Pellegrini ha ben poche occasioni per imporre le sue percussioni. In avanti non può che accadere poco, gli esterni, Chiesa e Orsolini (parso nervosissimo), non riescono quasi mai ad affondare e crossare per Rertegui che si limita a fare gli autoscontri con i difensori turchi, con poche soddisfazioni.

Idee poche e ben confuse insomma, correlate a ritmi troppo bassi e ad errori banali e marchiani, che permettono alla Turchia di chiudere facilmente ogni linea di passaggio e di disarmare ogni nostra velleità offensiva.

In avvio di ripresa, con il cambio degli esterni, entrano Cambiaso e Zaccagni, per una decina di minuti si intravvedono i veri concetti di gioco degli azzurri, con prolungato possesso palla, aggressione alta e veloci triangolazioni, che preoccupano maggiormente  gli ospiti che infatti non riescono più ad uscire dalla propria metacampo.

Dura però troppo poco e si ritorna così al solito tran-tran, con una manovra lenta e prevedibile che non ha sbocchi  e finisce per annoiare il pubblico che si rivitalizza un po’ giusto con le ‘holas’ che partono a ripetizione.

Finisce così 0-0  con l’impressione che, per Spalletti, in questi dieci giorni che mancano al debutto contro l’Albania, ci sia davvero molto da lavorare, sugli  schemi, sulle idee, sulla velocità ma, soprattutto, sulla scelta degli undici di partenza.

Non c’è da preoccuparsi più di tanto, sarebbe stato peggio se tutto avesse funzionato già a meraviglia, bisogna infatti arrivare al top per la fase ad eliminazione diretta e, comunque, con una paio di settimane davanti prima delle due sfide con Spagna e Croazia, c’è tutto il tempo per allestire una formazione propositiva e competitiva.

L’Italia non può essere certo questa, opaca e spenta, di Bologna.

DiGiuseppe Floriano Bonanno

Nato a Torino nel 1964 e laureato in giurisprudenza a Bologna nel 1990, da una vita lavora in un’azienda top nel mondo del banking. Appassionato di sport, letteratura e viaggi, ha contribuito a diverse riviste online focalizzate su calcio e cultura. Inoltre, ha arricchito il suo percorso pubblicando una serie di romanzi.