Gareth Southgate Inghilterra

Inghilterra, questa deve essere la volta buona. Chi vi scrive ha trascorso dieci anni nel Regno Unito e, nonostante non nutra in generale particolare simpatia per gli inglesi (soprattutto per i tifosi che seguono la nazionale dei Tre Leoni – per capire meglio a cosa mi riferisco, guardate il documentario su Netflix “The Final: attacco a Wembley“), riconosce che sarebbe ora che, il tanto agognato titolo, andasse finalmente alla volta di Londra.

Il CT Southgate, del resto, ha fatto un lavoro eccezionale negli ultimi otto anni. Ha preso in mano una squadra allo sbando dopo il licenziamento per giusta causa di Big Sam Allardyce nel settembre 2016 e, pur senza grandi talenti pronti, ha costruito un gruppo solido e competitivo.

Il tecnico nativo di Watford ha puntato su caratteristiche che storicamente mancavano agli inglesi: la tenacia e la determinazione. Basta ricordare i gol nei minuti di recupero contro Slovacchia e Olanda, proprio in questo europeo, o la vittoria ai rigori contro la Svizzera.

In passato, gli inglesi, anche con squadre più talentuose, si sarebbero sgretolati. Ma i ragazzi di Southgate hanno dimostrato di avere il mindset giusto per superare anche le prove più complesse.

Del resto, avevano già mostrato parte del loro valore ai Mondiali del 2018 (quarto posto) e del 2022 (quarti di finale), così come all’Europeo del 2020 con la finale di Wembley, menzionata brevemente sopra, persa ai rigori contro un’Italia più coesa e determinata, che aveva dimostrato di possedere un pizzico di esperienza e malizia in più, rispetto ai padroni di casa.

Tuttavia, proprio in quell’occasione, si era cominciato a vedere lo spirito del gruppo di Southgate, che sembra aver trovato la sua sublimazione a EURO 2024. La fiducia nei giovani, come Saka, Foden, Gallagher e, ovviamente, Bellingham, è stata fondamentale.

Senza dimenticare le scelte coraggiose, come lasciare, nel corso degli anni, a casa Sterling, Sancho e, per ultimo, Rashford. Ma non solo giovanissimi: l’Inghilterra, ormai, si basa su uno zoccolo duro composto da Pickford (finalmente un portiere affidabile dai tempi di Peter Shilton, con buona pace degli altalenanti David Seaman, David James e Joe Hart che si sono succeduti nell’ultimo trentennio), Walker, Rice, Kane e Shaw, che, nonostante abbia un rapporto fatto di alti e bassi con la Nazionale dei Tre Leoni, nei momenti cruciali è sempre presente.

Questo potrebbe essere il momento perfetto per far sì che il calcio “torni a casa”, ma sulla loro strada c’è la Spagna. Una squadra qualitativamente superiore. Con un mix di giocatori esperti e vincenti come Morata, e giovani talentuosi come Lamine Yamal che, a soli 17 anni (compiuti oggi, ndr), riesce a fare la differenza nel calcio che conta, senza alcun timore reverenziale.

La Spagna, dicevamo, offre sia qualità (pensiamo a Rodri, Pedri, Nico Williams, solo per menzionarne alcuni) che concretezza: Cucurella, ad esempio, che al Chelsea fatica a trovare spazio, è stato investito da de la Fuente delle chiavi della fascia sinistra, apportando quantità e qualità alla manovra offensiva delle Furie Rosse. O Jesus Navas che, a 39 anni, è l’unico reduce della finale mondiale del 2010, vinta dalla Spagna contro l’Olanda. E poi, in rosa, a EURO 2024 ci sono anche Nacho e Carvajal, senza dimenticare il portiere Unai Simon, altro prodotto del vivaio dell’Athletic Bilbao che, a differenza del collega e corregionale basco Kepa, ormai è in continua ascesa.

Sarà una finale avvincente. Vedremo se a trionfare sarà la coesione e la qualità del gruppo inglese, o la brillantezza spensierata della Spagna.

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DiAndrea Motta

Tra i massimi esperti di SEO Internazionale in Italia, dal 2013 è iscritto anche nell'albo dei giornalisti pubblicisti. A Catania si è innamorato del giornalismo sportivo; a Londra si è tolto la soddisfazione di collaborare per il Guardian e il Daily Mail.