Certe sere capisci che il calcio è semplice: corri forte, pensi veloce, scegli il lato giusto. L’Inter di Chivu l’ha fatto per novanta minuti (quasi) contro una Cremonese arrivata imbattuta e ripartita con più domande che risposte. Finisce 4-1: aprono Lautaro e — soprattutto — Bonny, che alla prima da titolare si prende la scena con un gol e tre assist. A completare l’opera Dimarco e Barella. Nel finale l’ex Bonazzoli salva l’orgoglio grigiorosso. Classifica? Cristian in vetta per una notte e quinta vittoria di fila fra Serie A e Champions. Non male per un’Inter che ha cambiato capitano di rotta, ma non l’ambizione.
Pioggerellina, aria autunnale, ritmo da grande squadra. L’Inter esce dal box con il pressing alto già tirato a lucido. Dopo pochi giri d’orologio la palla “scivola” dall’errore ospite alla verticalità nerazzurra: Barella vede la corsa di Bonny, Bonny vede la porta… e soprattutto vede Lautaro che la mette dentro facile facile. È l’azione-manifesto: recupero, aggressione, tre tocchi e gol.
Poi la corsia mancina si mette il mantello da supereroe. Bastoni sale, attira pressione, Dimarco sguscia sul fondo e pesca ancora Bonny che stavolta ci mette la testa: 2-0. Ripresa, stesso copione: Bonny rifinisce, Dimarco dal centro-sinistra infila un sinistro rasoterra chirurgico; due minuti e tocca a Barella, ancora imbeccato dal “vice-Thuram”. 4-0 e applausi di un San Siro che capisce quando il calcio è fatto bene.
Piccola macchia nel finale: Diouf perde un pallone sanguinoso nella propria metà campo, Vandeputte crossa e Bonazzoli accorcia. Amen. Come direbbe un vecchio maestro: “Gli errori servono a ricordarci che siamo umani”. E a dare a Chivu materiale per la settimana.
Le chiavi di Chivu?
- Pressing e verticalità. L’Inter non accompagna l’azione: la aggredisce. Recupero alto, palla avanti subito. Niente fronzoli, tanta sostanza.
- Lato sinistro, lato forte. Dimarco e Bastoni sono un’arma tattica ricorrente: occupazione degli spazi perfetta e catena che macina metri. “Left side, strong side”, direbbero in Remember the Titans.
- Rotazioni vere. Dentro dall’inizio Frattesi e Bonny, e la squadra non perde identità. Nelle ultime otto gare sono passati in scena 22 giocatori: segnale di gruppo vivo, non di laboratorio.
I protagonisti
- Bonny — Debutto dal 1’ a San Siro e pacchetto completo: 1 gol + 3 assist. Potenza, generosità, letture giuste. Non è Thuram, è Bonny: e va benissimo così.
- Dimarco — Esterno con piede da trequartista. Un assist pennellato, un gol “alla Dimarco”, leadership silenziosa.
- Lautaro — Apre la strada con la naturalezza dei capitani. È il primo a dettare il pressing, non solo a finalizzare.
- Barella — Tornato frizzante tra le linee: inserimenti, recuperi, quel gol che profuma di liberazione.
- Frattesi — Strappi e presenza. Se affina il timing negli ultimi sedici metri diventa lava.
Cosa resta?
Resta la sensazione di una squadra che ha cambiato passo mentale. L’Inter oggi impone il come, prima ancora del quanto. Quando decide di martellare a sinistra, lo fa con convinzione. Quando serve abbassare i giri, ancora difetta un filo di gestione (vedi l’episodio del 4-1), ma la strada è tracciata.
“Il talento ti fa vincere le partite, l’intelligenza e il lavoro di squadra i campionati”, diceva Michael Jordan. Ecco: l’Inter viste le ultime uscite sta provando a mettere insieme entrambe le cose. A mente fredda, era questo lo step che aspettavamo. La nave naviga serena; la rotta — finalmente — è tutta nerazzurra.