Di ritorno dalle Bahamas, il c.t. della Nazionale italiana di beach soccer Massimo Agostin racconta l’avventura mondiale vissuta sulla panchina azzurra. Lui che – una volta appesi gli scarpini al chiodo – ha contribuito a scrivere la storia di questo sport, vincendo l’europeo del 2005 con la Nazionale e due Scudetti con i Cavalieri del Mare di Forte dei Marmi.
Mister, come descriverebbe il Mondiale azzurro? La squadra ha dato tutto o poteva fare di più?
“Il Mondiale è stato fantastico. Abbiamo espresso una buon potenziale e siamo arrivati dove avevamo auspicato. Finché abbiamo avuto benzina nelle gambe abbiamo giocato un beach soccer di alto livello, poi la partita contro il Brasile ci ha prosciugato le ultime energie, ma nonostante questo il bronzo si poteva vincere“.
Proprio nel match contro il Brasile ci sono stati dei cali di tensione del gruppo, che si erano già manifestati nei match contro Messico e Senegal. Da cosa sono dipesi?
“Si tratta di un aspetto su cui stiamo lavorando e che i ragazzi si portano dietro da molto tempo. Dobbiamo ancora crescere in personalità e autostima e se riusciremo a farlo possiamo fare bene. Contro il Brasile abbiamo preso tre gol in cinque minuti, quando eravamo noi in possesso di palla; sono stati tre errori che abbiamo fatto per forzare la giocata. Ma al di là di questo abbiamo fatto la nostra prestazione per due tempi“.
La squadra ha risposto bene agli schemi provati prima del Mondiale?
“Abbiamo lavorato poco prima del torneo, facendo due stage a marzo e uno ad aprile e senza giocare partite amichevoli. Il lavoro è stato incentrato molto sulla resistenza, sulla forza e sulla rapidità. Durante il mondiale la squadra si è comportata bene, sotto l’aspetto tattico, facendo bene sia in fase difensiva, che in fase offensiva. Bisogna migliorare negli inserimenti, nelle conclusioni e nei gol“.
Durante le partite gli attaccanti cercavano spesso la rovesciata: è uno schema per esaltare le loro qualità?
“La rovesciata fa parte del nostro Dna. Ad esempio mi è piaciuto molto il gol di Palmacci alla Nigeria, che è arrivato direttamente dal rilancio del portiere. Si tratta di uno schema, perché a livello di gioco basso, non abbiamo giocatori che possono saltare l’uomo e quindi dobbiamo giocare cosi. L’unico che sotto questo aspetto riesce a saltare l’avversario negli spazi stretti è Marinai, che possiede una grande forza nelle gambe e oltretutto è un giocatore che ci permette di riprendere palla: è un giocatore che ci serve“.
Quali step deve fare il nostro beach soccer per crescere? Serve solo una crescita tecnica o anche a livello strutturale?
“Penso che per crescere ci voglia anche un campionato under 19, per dare un ricambio generazionale. Per giocare in nazionale serve qualcosa di diverso rispetto alla Serie A. Le partite internazionali sono più intense e noi sotto questo aspetto stiamo abbastanza bene, perché più si lavora e si sta insieme e più riusciamo a migliorare. Se si potessero fare più stage e di conseguenza più lavoro, si può far capire ai ragazzi cosa significa la nazionale, cosa fare e soprattutto come si gioca in azzurro“.
Quindi a livello strutturale come può migliorare il nostro beach soccer?
“Mi viene in mente il campionato. La struttura va bene, ma i gironi devono essere più equilibrati. Il girone sud è più complicato rispetto a quello nord. Abbiamo già parlato dell’importanza di fare un campionato giovanile, per far crescere e inserire i giovani, ma penso che andrebbe allungata anche la durata del campionato stesso. Penso ad una Serie A che si giochi da maggio a ottobre e penso che sarebbe anche più interessante. Oltretutto una durata più lunga affinerebbe meglio la personalità degli atleti e penso che porterebbe anche più sponsor. Molti non contribuiscono proprio perché la stagione dura poco. Infine mi piacerebbe che ci fosse una regola, che rendesse obbligatorio l’utilizzo di almeno tre giocatori italiani durante la partita“.
Guardando alla prossima Serie A, chi vede come favorita?
“Il Viareggio resta la squadra da battere. Ma come favorita indico il Catania, che sta facendo una campagna acquisti straordinaria e sta allestendo una squadra molto forte. Penso che ci saranno cinque squadre che lotteranno per i primi quattro posti e oltre alle due già citate, aggiungo la Lazio, il Pisa e la Sambenedettese“.
Infine quale consiglio si sente di dare alle squadre neopromosse per affrontare al meglio la stagione?
“Le squadre neopromosse non devono prendere le tappe come weekend di divertimento. Se queste squadre hanno un’organizzazione a livello tattico e difensivo possono arrivare fino in fondo“.