Basket

L’ex cestista Thurl Bailey, che in NBA ha giocato da ala-pivot con gli Utah Jazz e i Minnesota Timberwolves e in Italia ha militato due anni a Cantù e uno nell’Olimpia Milano, ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva ai microfoni di Voci di Sport, spaziando su vari temi legati al mondo della pallacanestro statunitense, in occasione della sua presenza a Cantù per il Basket Camp. Di seguito le sue parole.

Con gli Utah Jazz ha spesso sfiorato le finali NBA. La franchigia di Salt Lake riuscirà a tornare su quei livelli?

“Gli Utah Jazz sono un’ottima squadra, hanno un roster molto giovane e possono fare molto meglio, ma devono inserire qualche pedina nel loro meccanismo per compiere il salto di qualità. La cosa importante sarebbe riuscire a mantenere il nucleo attuale della squadra, soprattutto il loro miglior difensore Rudy Gobert e il loro miglior giocatore Gordon Hayward”.

C’è un giocatore dell’epoca moderna in cui si rivede?

“Il gioco è un po’ cambiato rispetto al passato, io sono stato uno dei primi in grado di giocare sia vicino al canestro che lontano, mentre adesso sono moltissimi i cestisti che hanno questa qualità. Ai giocatori alti come me veniva richiesto essenzialmente di rendersi utili vicino al canestro, invece oggi devono saper fare tante cose in più, tra cui correre, palleggiare, tirare da tre, andare in contropiede… Io sono stato fortunato di avere l’onore di giocare accanto a uno dei più grandi playmaker della storia, ossia John Houston Stockton”.

Due anni a Cantù e uno a Milano: l’Italia è nel suo cuore?

“Amo molto l’Italia e ricordo con particolare affetto i due anni importantissimi trascorsi a Cantù, in cui sono stato meglio e mi sono divertito di più in tutta la mia carriera. È anche per questo motivo che ho deciso di tornare in Italia, ricordo particolarmente l’affetto con i miei compagni di squadra e quello per i tifosi, ancora oggi ci lega un rapporto speciale. Chiaro che giocare in NBA è il massimo, ma a Cantù mi sono sentito come in una famiglia”.

Che ricordi ha di Minnesota e dove arriveranno i Timberwolves dopo l’acquisto di Jimmy Butler?

“Arrivai a Minnesota dagli Utah Jazz, lasciando una squadra che partecipava regolarmente ai playoff per una che non aveva mai ottenuto traguardi significativi fino a quel momento. Per me è stata un’esperienza fondamentale perché mi ha permesso di imparare tante cose e anche se non è stato facile ho apprezzato molto il periodo trascorso a Minnesota, lì ho capito cosa significhi giocare a pallacanestro. I Timberwolves stanno facendo molto bene e hanno tanti giovani di qualità: penso che con l’innesto di Jimmy Butler punteranno almeno a prendere parte ai playoff”.

Qual è il momento più bello della sua carriera?

“Ho due grandi momenti nella mia carriera che mi sono rimasti nel cuore. Il migliore è legato a una partita contro i Denver Nuggets, in cui mi sono dovuto caricare la squadra sulle spalle e fronteggiare un avversario del calibro di Alex English, riuscendo a centrare il mio record di punti in carriera, 41. L’altro ricordo speciale risale all’esperienza con Cantù, in particolare alla sfida contro Reggio Emilia per ottenere la promozione dalla B alla A1, in cui sfidai Mike Mitchell, un altro giocatore che aveva avuto un passato in NBA come me”.

L’anno prossimo si aspetta la conferma di Golden State o ci saranno delle sorprese?

“Ogni anno ci sono delle sorprese, ma credo che a vincere l’anno prossimo saranno nuovamente i Golden State, perché hanno una squadra che gioca in maniera incredibile sia dal punto di vista difensivo che offensivo ed è difficile trovare esempi di squadre del genere nella storia della NBA, così come è difficile affrontarla”.

Che ne pensa dei tanti campioni che continuano a stupire e a chi avrebbe assegnato l’MVP?

“La NBA è forte come lega perché ci sono giocatori fenomenali del calibro di LeBron James, Kevin Durant, James Harden, Kawhi Leonard e Russell Westbrook, che credo saranno protagonisti ad alti livelli anche nei prossimi cinque-sei anni. Russell Westbrook merita l’MVP per quello che ha fatto quest’anno. I Thunder non sono riusciti ad andare oltre il primo turno dei playoff, ma avere una tripla doppia di media è una cosa incredibile, soprattutto per il tipo di squadra in cui gioca. Lo ritengo un giocatore fenomenale”.

Anni e anni di esperienza nel mondo della pallacanestro, è la persona giusta per parlare ai giovani che approcciano a questo sport.

“La cosa che mi piace di più oggi è parlare ai ragazzi del camp, portare loro le mie conoscenze, la mia visione del gioco, le mie esperienze per cercare di spiegare e insegnare alcune cose ai giovani che possono essere i campioni di domani”.

DiRedazione Voci di Sport

Testata giornalistica registrata al tribunale di Catania il 06-08-2014 al n.15/2014, Voci di Sport informa i propri lettori con notizie, esclusive, focus, approfondimenti e tanto altro ancora, con l’obiettivo di fare informazione nel modo più limpido possibile.