La notte degli Oscar, la prima in assoluto nella storia della NBA, ha emozionato, sorpreso e divertito non soltanto i presenti all’evento tenutosi in quel di New York, ma anche coloro che lo hanno seguito in diretta da ogni angolo del mondo, sfidando il sonno pur di assistere alla cerimonia di premiazione. Una vera e propria parata di stelle nella Grande Mela, tra campioni del passato (Bill Russell, premiato per l’ennesima volta per la sua gloriosa carriera, Shaquille O’Neal, Kevin Garnett, Kareem Abdul-Jabbar, Alonzo Mourning, Dikembe Mutombo e David Robinson), del presente (Vince Carter, Dirk Nowitzki e Paul Pierce, quest’ultimo ritiratosi da poco) e del futuro, con il rapper Drake a condurre la manifestazione. Da quest’anno i vari premi relativi alla stagione regolare si assegnano dopo la fine del campionato in una serata suggestiva e resa speciale dal clima di affetto che si respira all’interno della grande famiglia del basket statunitense. Oltre ai premi già noti, inoltre, i tifosi avevano la possibilità di scegliere la prestazione dell’anno, il miglior tiro vincente, la schiacciata dell’anno, l’assist più bello, il momento chiave nei playoff e il miglior stile. Ecco com’è andata nel dettaglio la spettacolare notte targata NBA, un mix di ricordi e gioie in un’atmosfera degna di un palcoscenico così importante e speciale.
Most Valuable Player Award: Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder) – Ad aggiudicarsi il tanto ambito MVP, il primo della sua carriera, è – con 888 punti – Russell Westbrook, playmaker degli Oklahoma City Thunder e autentico trascinatore dei suoi fino al primo turno dei playoff perso contro gli Houston Rockets. La stella di Brodie ha brillato dal primo all’ultimo giorno di regular season ed ha continuato a farlo nella serie con i texani, in cui però le sue prestazioni da antologia non sono bastate per approdare in semifinale di Conference. Westbrook ha battuto la concorrenza dell’amico James Harden, prezioso punto di riferimento degli Houston Rockets e suo ex compagno ad Oklahoma City, e dell’ala piccola dei San Antonio Spurs Kawhi Leonard, uno dei migliori della lega nel rapporto difesa/attacco. Inevitabile assegnare allo #0 dei Thunder il più importante riconoscimento individuale: Westbrook è reduce dalla miglior stagione della sua carriera, in cui è stato in grado di dare imprevedibilità, grinta e talento a una squadra apparsa spesso acerba e incompleta, chiudendo l’annata con la bellezza di 42 triple doppie messe a referto (battuto il record stabilito da Oscar Robertson nel lontano 1961-1962) e in tripla doppia di media con 31,6 punti, 10,7 rimbalzi e 10,4 assist. La stravaganza del suo abbigliamento nasconde piuttosto bene l’animo sensibile del 29enne, che ricevuto il premio si commuove ringraziando compagni di squadra e familiari e facendo i complimenti anche agli altri due contendenti, Harden (secondo con 753 punti) e Leonard (terzo a quota 500).
Rookie of the Year: Malcolm Brogdon (Milwaukee Bucks) – La prima sorpresa della serata è l’assegnazione del premio di matricola dell’anno a Malcolm Brogdon dei Milwaukee Bucks, nonostante alla vigilia fossero favoriti nettamente il classe ’94 croato Dario Šarić e il suo coetaneo camerunese Joel Embiid (che era stato selezionato nel 2014 ma ha debuttato quest’anno in seguito a uno stop di due anni per infortunio), entrambi compagni di squadra tra le file dei Philadelphia 76ers. La guardia dei cervi è stato selezionato al Draft NBA del 2016 alla trentaseiesima scelta assoluta, ossia la sesta del secondo turno, risultando dunque il primo cestista nella storia ad aggiudicarsi il premio di matricola dall’anno senza essere tra i giocatori selezionati al primo giro.
Sixth Man of the Year: Eric Gordon (Houston Rockets) – La guardia degli Houston Rockets conquista il premio di Sesto uomo dell’anno, battendo la concorrenza del compagno di squadra Lou Williams e dell’ala piccola dei Golden State Andre Iguodala. Il classe ’85, arrivato la scorsa estate in Texas da free agent dopo la conclusione del triennio con i New Orleans Pelicans, è risultato un giocatore determinante per le rotazioni di Mike D’Antoni, riuscendo a ritagliarsi un ruolo di primo piano nei Rockets pur partendo in sole 15 occasioni su 75 da titolare nella regular season, in virtù della sua capacità di incidere sull’esito dell’incontro entrando dalla panchina, in particolare tirando efficacemente da tre e rendendosi pericoloso ed efficace in numerose situazioni di gioco.
Twyman-Stokes Teammate of the Tear: Dirk Nowitzki (Dallas Mavericks) – Dirk Nowitzki è il vincitore del riconoscimento di compagno di squadra dell’anno. L’ala grande dei Dallas Mavericks, che milita nei Mavs dal 1998 ed è un autentico idolo dalle parti dell’American Airlines Center, nel corso degli anni non ha mai smesso di essere il perno imprescindibile della franchigia texana, facendosi amare non soltanto per le sue straordinarie prestazioni in campo, ma anche e soprattutto per la grinta, la tenacia e la passione che trasmette ai suoi compagni in ogni fase della stagione, che si tratti di semplici gare di regular season o di playoff. Per il classe ’78 tedesco – che non ha alcuna intenzione di ritirarsi a breve, almeno stando alle sue parole – è un premio più che meritato, su cui ironizza dicendo: “Credo che nessuno dei miei compagni mi abbia votato”.
Assist of the Year: Draymond Green e Stephen Curry a Kevin Durant (Golden State Warriors) – Il primo dei premi assegnati dai tifosi è quello relativo all’assist dell’anno, che va alla geniale combinazione tra Draymond Green e Stephen Curry per mandare a schiacciare Kevin Durant nella gara vinta 142-106 all’Oracle Arena contro gli Indiana Pacers. Un mix di classe, talento e intelligenza, una giocata sensazionale per rapidità e modalità d’esecuzione, in cui è racchiuso il meglio del repertorio tecnico e morale dei giocatori dei Warriors, laureatisi inevitabilmente campioni NBA ai danni dei Cleveland Cavaliers al termine di un’annata più che memorabile.
Block of the Year: Kawhi Leonard (San Antonio Spurs) – Per ciò che concerne la stoppata dell’anno, invece, le preferenze degli appassionati vanno alla stoppata di Kawhi Leonard su James Harden in occasione della sfida tra San Antonio Spurs e Houston Rockets disputatasi lo scorso 6 marzo all’AT&T Center e vinta per 112-110 dagli Speroni di Gregg Popovich, con Leonard che a circa venti secondi dal termine, sul 110-108 per i suoi, ferma con un grande intervento The Beard, che già pregustava il canestro del pareggio, e di fatto consegna la vittoria agli Spurs con una giocata difensiva da applausi e che mostra l’ampia gamma di qualità in fase di copertura a disposizione del #2 di San Antonio.
Dunk of the Year: Victor Oladipo (Oklahoma City Thunder) – La schiacciata dell’anno è quella di Victor Oladipo in testa a Dwight Howard lo scorso 5 dicembre nel corso del match tra Oklahoma City Thunder ed Atlanta Hawks, terminato 102-99 alla Chesapeake Energy Arena in favore dei padroni di casa. Il magnifico gesto tecnico della guardia classe ’92 guadagna dunque maggiori consensi rispetto alle tante altre schiacciate degne di nota dei vari colleghi.
Game Winner of the Year: Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder) – Fa incetta di premi il playmaker degli Oklahoma City Thunder, che oltre all’MVP e al premio per il miglior stile si porta a casa anche il riconoscimento di uomo partita dell’anno, in riferimento alla sfida dello scorso 9 aprile vinta per 106-105 al Pepsi Center contro i Denver Nuggets proprio grazie a un buzzer beater da metà campo di Brodie, che trova dunque il modo perfetto per chiudere una gara caratterizzata da ben 50 punti messi a referto e dalla tripla doppia numero 42 della sua stagione.
Performance of the Year: Klay Thompson (Golden State Warriors) – Oltre che per la schiacciata di Kevin Durant sul fenomenale assist della premiata ditta Green-Curry, la gara dello scorso 5 dicembre tra Golden State e Indiana Pacers (vinta 142-106 dai primi) ha visto tra i suoi protagonisti anche Klay Thompson, autore della bellezza di 60 punti in appena 29 punti, un career high che gli vale la conquista del premio per la miglior prestazione individuale della recente regular season.
Best Playoff Moment: Kevin Durant (Golden State Warriors) – Il miglior momento dei playoff, invece, è la tripla della vittoria siglata da Kevin Durant in gara-3 delle NBA Finals tra i suoi Golden State e i Cleveland Cavaliers nel 118-113 in favore dei Warriors maturato lo scorso 7 giugno alla Quicken Loans Arena di Cleveland. A circa 47 secondi dal termine, con i californiani sotto per 113-111, KD insacca con personalità e carisma la tripla del sorpasso e risulta il migliore per punti della serata (31).
Most Improved Player: Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks) – Il giocatore più migliorato rispetto alla passata stagione, invece, è il greco Giannis Antetokounmpo, ala piccola e all’occorrenza guardia dei Milwaukee Bucks che si aggiudica il premio in linea con le aspettative, pur non potendo riceverlo di persona non essendo riuscito a tornare in tempo dalla Grecia negli Stati Uniti per presenziare all’evento di New York
Coach of the Year: Mike D’Antoni (Houston Rockets) – L’allenatore dell’anno è Mike D’Antoni, vecchia conoscenza della pallacanestro nostrana per aver rappresentato il pilastro insostituibile dell’Olimpia Milano di Dan Peterson. Il coach degli Houston Rockets, che batte la concorrenza di Erik Spoelstra (capace di portare i Miami Heat a chiudere la stagione con un record di 30 vittorie e 11 sconfitte nelle ultime 41 gare) e di Gregg Popovich (che ha trascinato i suoi San Antonio Spurs al secondo posto ad Ovest con un record di 61 vittorie e 21 sconfitte), guadagna il riconoscimento in virtù dell’ottima annata alla guida dei Rockets, condotti a un record di 55 vittorie e 27 sconfitte e arrivati fino a gara-5 delle semifinali di playoff perse contro gli Spurs. Lodevole anche la trasformazione di James Harden in un’efficace quanto inarrestabile point guard.
Executive of the Year: Bob Myers (Golden State Warriors) – Il premio di dirigente dell’anno spetta di diretto a Bob Myers, general manager dei Golden State Warriors, in grado di costruire una squadra di grandissimo livello e di aggiungere alla potenza di fuoco californiana la qualità e la personalità di uno dei migliori della lega, ossia Kevin Durant, prelevato tra i free agent beffando la concorrenza delle altre franchigie interessate. Con il suo innesto i Warriors hanno trovato la pedina che mancava per rendere il loro roster ancor più devastante: prova di ciò è la vittoria senza troppi patemi d’animo del secondo titolo di campioni NBA nel giro di tre anni.
Defensive Player of the Year: Draymond Green (Golden State Warriors) – Ennesimo riconoscimento per i Golden State, che vedono trionfare anche la loro massiccia ala grande Draymond Green quale miglior difensore della lega. Il classe ’90 inseguiva da tempo questo traguardo, una soddisfazione importante che arriva poche settimane dopo il trionfo nelle NBA Finals. Green batte dunque Kawhi Leonard, vincitore nelle ultime due occasioni, e si mostra felice mentre parla alla platea e mette in mostra il suo look eccentrico.
Da segnalare, inoltre, l’assegnazione del primo Sager Strong Award, in memoria di Craig Sager, con Ernie Johnson che lo consegna a Monty Williams, ex cestista e allenatore che tra parquet e panchina ha lavorato con i San Antonio Spurs, i New Orleans Pelicans e gli Oklahoma City Thunder, e che il 10 febbraio 2016 ha scosso l’intero mondo della pallacanestro statunitense per la perdita della moglie Ingrid in un incidente stradale. Per ciò che concerne i premi della solidarietà – che vengono consegnati dopo l’esibizione live di Nicki Minaj e 2 Chainz – lo Sportmanship Award va a Kemba Walker, playmaker degli Charlotte Hornets, che lo riceve dal playmaker dei Washington Wizards John Wall, mentre il Community Assist Award viene assegnato al playmaker dei Boston Celtics Isaiah Thomas.