Catania

L’attuale stagione del Catania è davvero difficile da interpretare nella maniera più corretta, con i rossazzurri che son stati tutto e il contrario di tutto da inizio anno a oggi. Solo qualche giorno fa è arrivata la vittoria in Coppa Italia di Serie C, primo successo nazionale nel palmarès etneo (se escludiamo un campionato di Serie B nei lontanissimi anni ’50). Affermazione che, se vogliamo, è arrivata forse nella stagione più pazza e senza senso che i tifosi ricordano da un lungo periodo a questa parte, oltre che per mano degli uomini più improbabili. Pensiamo a Marsura e Costantino, criticati ampiamente durante tutta la stagione e che hanno deciso la gara con gol e assist, a rimarcare l’assenza di logica nell’annata etnea. I rossazzurri hanno attraversato grandi difficoltà in questa stagione, passando per ben 3 avvicendamenti in panchina e con contestazioni abbastanza nette da parte della sua tifoseria, da sempre fedele termometro dell’ambiente etneo. Prima Tabbiani, poi Lucarelli e per ultimo Zeoli hanno cercato di motivare una rosa che per la categoria doveva in teoria valere molto più dell’attuale quindicesimo posto in classifica. Si perché sia il mercato estivo che quello invernale (una vera e propria rivoluzione quest’ultimo) avevano portato nomi altisonanti per la Serie C, che sembrava potessero puntare a una comoda quanto agevole promozione.

Che sia stato proprio questo uno dei motivi di un’annata al momento fallimentare in campionato? In più di un’occasione i rossazzurri, a prescindere dalla guida tecnica in panchina, son sembrati svogliati in campo e con poco mordente davanti, con i numeri dell’attacco abbastanza impietosi in tal senso. Come se dei calciatori di quel “rango” avessero bisogno di palcoscenici (o avversari) più di prestigio e stimolanti per poter rendere al meglio. Impressione confermata da alcuni incroci della stagione rossazzurra, col Catania che nei big match o nelle gare in cui non si poteva sbagliare la partita difficilmente è uscito senza punti. Pensiamo ai due 0-4 in trasferta contro Casertana e Benevento, dominando e mostrando una netta superiorità contro avversari importanti e ben più in alto in graduatoria. O al 2-0 col Pescara e a quello contro la capolista Juve Stabia. Tutte vittorie larghe, senza appello e senza concedere nulla in difesa. E ancora, il cammino in Coppa Italia con in particolare le ultime due rimonte contro Rimini e Padova tra semifinali e finale, che sono valse il trofeo. Viene da chiedersi perché un Catania così brillante e motivato si sia visto solo a sprazzi in questa stagione, con poche luci e tante, troppe ombre.

Inevitabilmente, quando una stagione in campionato va così male, le colpe non possono essere a senso unico. La rosa ha la sua percentuale come anche le guide tecniche che si sono succedute forse con troppa fretta di cambiare e poca pazienza nel far sviluppare un pensiero di gioco per il quale probabilmente sarebbe servito più tempo (vedasi il caso di Tabbiani, tornato a fare risultati una volta rientrato al Fiorenzuola). Certo, allenare a Catania non è come allenare in altre parti d’Italia, con pressioni importanti da una piazza sempre calda ma altrettanto esigente e che vuole tornare a calcare palcoscenici importanti dopo tanti anni di oblio. È anche vero che un progetto nuovo esige del tempo per portare i suoi frutti e in questo senso una dirigenza tutto sommato giovane e con poca esperienza ha forse pensato che potesse essere tutto più facile, partendo dalle basi di una rosa oggettivamente di buon livello. Insomma, nel calderone degli errori è finito un po’ tutto, con colpe distribuite tra dirigenza, allenatori e calciatori. Però, e questo è abbastanza paradossale, il Catania ha messo una coppa in bacheca quest’anno, il che rende la stagione tutto sommato agrodolce, tra i rimpianti di ciò che sarebbe potuto essere e la gioia per il trionfo anche un po’ insperato.

Occhio però che il finale è ancora tutto da scrivere ed è del tutto imprevedibile visto l’andamento del Catania di quest’anno. Mancano 4 partite alla fine della regular season, 4 partite definite “finali” da Zeoli e in cui i suoi dovranno dare tutto per salvaguardare la salvezza. Archiviate queste gare ci potrebbero poi essere i playoff per i rossazzurri, prospettiva a cui nessuno avrebbe creduto solo pochi mesi fa. Se il Catania sarà lo stesso di quello visto in Coppa e in alcuni scontri diretti all’interno della stagione, viene da pensare che gli etnei possano essere una mina vagante insidiosa per chiunque. Viceversa, prestazioni buie come buona parte di quelle viste in campionato terminerebbero anzitempo e con ancora più rimpianti il cammino dei rossazzurri. Insomma, il periodo dei calcoli è finito e nulla è ancora perduto in questa folle stagione alle pendici dell’Etna, con la tifoseria che non ha intenzione di mollare quel sogno chiamato Serie B.

DiFabio Scalia

Laureato in geologia, da sempre grande appassionato di sport e scrittura. Juventino sfegatato, ma ho anche dei difetti.