Manuel Akanji è ufficialmente un nuovo giocatore dell’Inter. Lo svizzero, classe ’95, arriva dal Manchester City con un’operazione lampo, chiusa dai dirigenti nerazzurri nell’ultimo giorno di mercato: prestito oneroso a 2 milioni di euro, con diritto di riscatto fissato a 15 milioni che diventerà obbligo solo al verificarsi di condizioni piuttosto complesse – almeno il 50% delle presenze stagionali e la vittoria dello scudetto. Una formula che, di fatto, tutela il club senza appesantire troppo i conti.
L’identikit tattico
Akanji è un difensore centrale moderno: piede destro, rapido nell’anticipo, abile nella costruzione dal basso grazie alla formazione “guardiolana” assimilata al City. La sua duttilità gli permette di agire sia in una linea a quattro, sia come braccetto destro in una difesa a tre, ruolo che in nerazzurro appare già tracciato. Proprio lì, dove l’Inter ha mostrato più incertezze nelle prime uscite stagionali, con un reparto apparso compassato e poco lucido, Akanji potrebbe diventare subito un innesto prezioso.
Perché l’Inter aveva bisogno di lui
Le prime due giornate di campionato hanno raccontato un’Inter scintillante in fase offensiva ma vulnerabile dietro. Errori individuali, mancanza di reattività e soprattutto cali di concentrazione hanno aperto varchi agli avversari. La società, consapevole di questa fragilità, ha colto l’occasione last minute: Akanji porta fisicità, esperienza internazionale e quella mentalità vincente che deriva dai suoi anni al City.
La scommessa di Chivu
Ora toccherà a Cristian Chivu integrare il nuovo innesto, trovando il giusto equilibrio tra libertà di espressione e organizzazione tattica. Akanji non è soltanto un rinforzo tecnico, ma anche un segnale: l’Inter non vuole subire, ma dominare. La sfida sarà riuscire a trasformare un reparto difensivo in difficoltà in una muraglia solida e affidabile.