Pallone

Il Calcio è uno sport bellissimo, che da sempre regala emozioni e sogni, senza alcuna distinzione di età e di ceto sociale. Uno sport che è pilastro della nostra società, e che è tema di aggregazione e discussione sin dai primi tempi in cui si è sviluppato.

Quelle discussioni, in un paese da 60 milioni di allenatori, che trovano la propria naturale alimentazione in quelle che una volta erano definite: “Chiacchiere da bar”.

Il lunedi Mattina, davanti al caffè, quale poteva essere la domanda che tutti gli appassionati si rivolgevano se non: “Hai visto la partita ieri?

E giù via a snocciolare temi tattici, a parlare di quella giocata che aveva infiammato il match, a discutere di quella decisione arbitrale che aveva cambiato le sorti dell’incontro. Tanto si finiva sempre per infervorarsi, per tentare di affermare le proprie convinzioni su quelle degli altri, a prescindere se fossero giuste o sbagliate. Finito il caffè, la discussione terminava li, e si aspettava la partita successiva per rincontrarsi e ricominciare.

Erano i tempi in cui per vedere i gol della giornata si aspettava 90° Minuto, e le partite si ascoltavano in radio con le voci dei radiocronisti più amati. Immaginando le azioni, immaginando quel gol.

L’INIZIO DELL’ERA TECNOLOGICA E L’IMPATTO SUL CALCIO

Le prime variazioni significative al modo di vivere il calcio, nacquero con l’avvento della tecnologia. L’impatto delle Pay-TV fu devastante. Poter godere di una partita di Serie A in diretta, poter vivere quelle emozioni, fu una innovazione cosi devastante che travolse tutto il popolo che ama questo sport. Se possibile, con la nascita di questa modalità di visione, le chanches di aggregazione aumentarono a dismisura. Andare dal proprio amico, o dal proprio parente che aveva un abbonamento e vedere insieme la partita, era un modo per commentare, esultare o criticare del tutto nuovo rispetto a quanto vissuto fino a quel momento. Il Bar del Lunedi Mattina, comunque, rimaneva sempre il luogo con la percentuale più alta di discussioni su questo o quel match, e quel caffè era sempre e comunque il modo per poter confrontarsi, sfottersi o gioire.

Qualcosa, poco tempo dopo, iniziò a modificare in maniera sostanziale tutto ciò che ruotava intorno al calcio. Le Pay-TV, sempre più influenti, iniziarono a spingere per “spezzettare” le varie giornate di campionato, facendo nascere cosi quelli che oggi conosciamo come anticipi o posticipi. Al netto del dare una possibilità maggiore a tutti di seguire più partite di una stessa giornata di campionato, questo portò ad un cambiamento epocale il modo di vivere questo sport. Fu solo il primo di tanti piccoli, grandi, cambiamenti, che ci hanno portato al calcio cosi come oggi lo conosciamo.

IL CAFFÈ SUI SOCIAL

E’ stato l’arrivo dei Social, questa grande modalità di confronto interattivo e globale, che ha definitivamente distrutto quell’essenza di magia che c’era durante la settimana in attesa delle partite. Quel bar che il lunedi mattina risuonava di commenti e discussioni più o meno accese, adesso è pervaso da un rumorosissimo silenzio. Quel caffè fumante che accompagnava disamine tattiche e invenzioni personali su regolamenti ed applicazioni degli stessi, ha ormai lasciato spazio a ticchettii e cinguettii che lasciano l’amaro in bocca molto più di una bevanda.

I social permettono di commentare in tempo reale, ed in maniera costante, lo sviluppo di una gara. Permettono di confrontarsi con persone anche non vicine, togliendo la bellezza dello sguardo fiero di chi sfotte il proprio amico tifoso della squadra rivale, o gli occhi di sgomento di chi ascolta eresie sulle scelte tecniche di questo o quell’allenatore. E purtroppo, a volte, permettono di dire cose spiacevoli con una quasi totale impunità.

E, purtroppo o per fortuna secondo le visioni di ognuno, anche quell’attesa sfrenata della Domenica per vivere il Calcio è stata annientata. Tra commenti e discussioni sempre accese, e turni infrasettimanali di questo o quel Campionato o delle Coppe Europee, questo sport rimane sempre al centro delle conversazioni della maggior parte degli appassionati in tutti i giorni della settimana.

L’APPLICAZIONE DELLA TECNOLOGIA AL CALCIO

Decenni interi, dal dopoguerra al nuovo secolo, sono stati dedicati alla “moviola”. Trasmissioni televisive ci hanno costruito sopra fortune su fortune.

Chi non ricorda, ad esempio, la straordinaria “Supermoviola di Biscardi”, con le ricostruzioni di determinati episodi realizzate con attori, o con il recupero di dialoghi avvenuti in campo in realtà costruiti con dei doppiatori?

Perché questo è il calcio. Uno sport che ha sempre portato al confronto, al discutere su questo o quell’episodio. Proprio lui, il grande Aldo Biscardi, ha fatto della “moviola in campo” un suo cavallo di battaglia, richiedendo a gran voce l’applicazione della tecnologia al gioco per evitare degli errori grossolani, che in passato ci sono sicuramente stati, ma che sono e rimangono, comunque, l’essenza di questo sport.

Nell’arco degli anni, per rimanere al passo coi tempi, anche il calcio si è adeguato. Dall’introduzione della GLT (Goal Line Technology, ndr), all’utilizzo di auricolari per arbitro ed assistenti, la tecnologia ha preso sempre più piede in questo sport allo scopo di aiutare i direttori di gara a sbagliare il meno possibile.

Fino a quel momento, però, il Calcio rimaneva comunque illuminato delle giocate del Campione, o dall’azione corale di una squadra ben organizzata. La Moviola era e rimaneva un suppellettile che faceva da contorno all’analisi della bellezza. Almeno fino a quando questa idea della “Moviola in Campo” non ha iniziato a fare breccia nelle menti di UEFA e FIFA.

VIDEO-ASSISTANT REFEREE

L’inizio della presa in considerazione di un aiuto tecnologico agli Arbitri, ha da subito riscontrato una quasi totale approvazione da parte degli appassionati. La possibilità di limitare al minimo gli errori, che umanamente un direttore di gara può e deve commettere, poteva lasciare più spazio a quella bellezza, al godersi tecnica, tattica, senza l’assillo di dover ricercare giustificazioni riguardo episodi controversi.

Cosi, dopo vari tavoli di lavoro e studi, nel 2016 è stato approvato l’utilizzo del Video Assistant Referee (VAR), che ha visto il suo esordio in una gara di USL Pro (Campionato Americano). In Europa, poche settimane dopo, è stata la gara tra Francia ed Italia in amichevole a tenere a battesimo la nuova tecnologia.

Ed ecco, quindi, che la tecnologia con prepotenza, irrompe nello Sport. Come è ovvio, nei primi utilizzi, il VAR ha necessitato di vari perfezionamenti che ne hanno visto l’utilizzo anche nei Campionati del Mondo del 2018 in Russia, con ottimi risultati.

Finalmente gli appassionati ed i tifosi, potevano godere dello spettacolo del Calcio senza dover stare li ad individuare eventuali episodi dubbi od errori, certi che con l’aiuto di un monitor, le polemiche sarebbero state subito spente.

IL CAMBIO DI PROSPETTIVA

Può, il VAR, essendo nato per eliminare le polemiche ed abbassare la percentuale di errore, essere invece lo strumento che sta facendo perdere al Calcio la sua bellezza?

Può, nel momento in cui il suo utilizzo diventa una ricerca dell’errore.

Lo spirito con cui questa tecnologia è stata introdotta, era quello di focalizzare le attenzioni di tutti, addetti ai lavori, tifosi, e giornalisti, sulla parte giocata di un match. Affidarsi al VAR era la soluzione per debellare quelle sensazioni di persecuzione che ogni tifoso, di qualunque squadra, percepisce quando un episodio viene decretato a suo sfavore. E bisogna dire che, almeno nei primi tempi, questo intento era stato raggiunto.

Anche i Calciatori all’interno del terreno di gioco, sembravano aver imparato ad accettare con molta più serenità una decisione presa al termine di una review ed i toni di proteste e polemiche post partita, si erano notevolmente ridotti. Ma, come in una sorta di assuefazione, passato il momento idilliaco la visione di questa tecnologia sta subendo delle modifiche sostanziali.

In maniera analitica, ed oggettiva, se osserviamo gli ultimi periodi, il VAR attualmente genera più polemiche di quanto non facesse un arbitro prima della sua introduzione, e della libertà di godersi la bellezza non v’è nemmeno l’ombra.

Quante volte dopo una marcatura, la prima frase che sentiamo dire è: “Andiamo a vedere se è tutto regolare”. Dove è finita l’esaltazione della giocata, l’elogio delle belle azioni, la goduria per un gol. Abbiamo imparato ad utilizzare l’esultanza differita, perché non sappiamo mai se un controllo può evidenziare una irregolarità che strozza quell’urlo in gola. Ed anche dal punto di vista dell’applicazione della tecnologia, l’esasperazione nell’analisi di ogni minimo accadimento precedente ad una rete, rende freddi e razionali anche quei momenti che dovrebbero essere folli e sfrenati. Quei momenti che sono e rimangono l’unica vera motivazione per cui  il Calcio è ed è sempre stato lo sport più amato del Mondo.

Sarebbe il momento di riprendere in mano questa voglia di godersi una partita, invece che di osservarla analiticamente. Sarebbe il momento di regolamentare l’utilizzo della tecnologia in campo per applicarla solo in determinati momenti e magari renderla molto meno invasiva. Una idea potrebbe essere quella di utilizzare il regolamento del Tennis, con le “chiamate”. Questo deresponsabilizzerebbe gli arbitri e, conseguentemente, abbasserebbe notevolmente le polemiche.

Non è pensabile, ad esempio, che dopo ogni assegnazione di un Calcio di Rigore, il VAR debba confermare o meno la decisione. Se la squadra che sta subendo la decisione non la ritiene corretta, effettua la propria chiamata. Cosi come in altri episodi controversi(regolamentati in maniera chiara). Due Challenge per squadra per ogni tempo di gioco, che vengono persi nel caso di una chiamata confermata dal direttore di gara dopo la review, o vengono riassegnati nel caso in cui il VAR evidenzi un errore.

E poi, per tornare a goderci come una volta questo sport, bisogna rimparare a vivere il Calcio come quello che è: un gioco. In un gioco, chi vince è chi, secondo il regolamento, raggiunge il risultato. Se una squadra vince è perché fa più gol degli avversari, se un pugile vince è perché ha dato più pugni all’avversario, se un tennista vince è perché ha fatto più punti dell’avversario. Se un Calciatore esegue un grande gesto tecnico, è inutile andare a focalizzarsi su un episodio avvenuto 1 min prima 40 metri più indietro. E’ quel gesto tecnico che deve rimanere negli occhi.

In fin dei conti, da quando il pallone rotola su quel rettangolo verde, nella memoria della gente sono rimasti solo i nomi di chi ha reso grande questo sport.

Pelè, Maradona, Platini, Van Basten, Totti, Del Piero, Baggio, Crujiff, Ronaldo, Zidane, Messi, Cristiano Ronaldo.

Quanti tra questi di mestiere facevano l’arbitro? Nessuno. Perché il Calcio lo anima chi lo gioca, lo esalta chi inventa. Lo vive chi rimane immortale con le proprie gesta.

Smettiamo di fare chiacchiere da VAR. Torniamo a fare le chiacchiere da…bar.

DiRedazione Voci di Sport

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