LONDRA (dal nostro corrispondente) – Migliaia di maglie del Chelsea hanno invaso ieri pomeriggio West London. Nella zona occidentale della capitale inglese e, in particolare, nel distretto di Fulham dove ha sede Stamford Bridge, José Mourinho e i suoi giocatori hanno festeggiato una stagione coi fiocchi.
A mostrare ai tifosi Premier League e Capital One Cup tutte le stelle dei Blues: da Drogba a Fabregas, passando per John Terry. Il capitano, che a marzo ha rinnovato per un’altra stagione il contratto con il club di Abramovich, è stato il più presente della stagione, disputando ogni singolo minuto dell’annata vincente.
Che un giocatore di movimento si laureasse campione d’Inghilterra senza saltare nemmeno un frammento in Premier, non succedeva dal 1992-93 quando Gary Pallister, centrale difensivo del Manchester United di Sir Alex Ferguson, riuscì nell’impresa.
All’angolo di Old Brompton Road, sita a dieci minuti a piedi dallo stadio dei Blues, si erge una bandiera del Chelsea in corrispondenza del semaforo. Accanto, un celebre pub: The Drayton Arms, che fin dal primo pomeriggio pullula di tifosi inglesi festanti.
Al banco, troviamo un supporter del Chelsea. Sta sorseggiarndo una pinta di London Pride, una birra ale prodotta dalla Fuller’s Brewery di Chiswick, una quartiere situato a mezz’ora di tube da Stamford Bridge.
È una birra ambrata con un sapore morbido e fruttato, caratterizzato da note di malto e caramello, ideale per celebrare la vittoria di un campionato. La London Pride, del resto, è una birra molto popolare a Londra e viene spesso servita nei pub tradizionali della città. È considerata una delle birre più iconiche e rappresentative di Londra, ed è spesso associata alla cultura pub britannica.
Graham ha 67 anni e ci racconta la sua storia. Tifoso del Chelsea da quando ne aveva cinque: “Da bambino abitavo vicino Craven Cottage, lo stadio del Fulham, che – nonostante il nome – si trova in tutt’altra zona rispetto a Stamford Bridge. Mi sarebbe stato più conveniente tifare per i bianconeri, ma la passione, si sa, non si sceglie: è innata”.
“Durante la settimana – ha proseguito il tifoso dei Blues – risparmiavo i penny che mi dava mio padre, per riuscire ad andare a vedere il Chelsea giocare in casa. Li usavo per pagare il biglietto, ma andavo e tornavo a piedi: l’autobus costava troppo. Mou? È uno di noi. E l’anno prossimo sotto con la Champions, con lui sappiamo di poter tornare a vincerla”.
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