Italia

Mancavano ormai 8 secondi alla fine del mega-recupero, quando Calafiori, che aveva ricevuto palla da Donnarumma al limite della nostra area, dopo aver percorso alla Beckenbauer tutto il campo, e chiuso un triangolo con Frattesi, arrivato al limite dell’area avversaria, scaricava alla sua sinistra per l’accorrente Zaccagni che, di prima intenzione, lasciava partire una traiettoria a giro alla Del Piero, che andava a trovare l’angolo alla sinistra del portiere facendo esplodere di gioia lo spicchio di tifosi azzurri presenti alla Leipzig Arena e  i milioni di italiani davanti ai televisori.

La partita decisiva contro la Croazia si può racchiudere tutta  in questo straordinario gesto, che ha tolto l’Italia dalla buca in cui si era cacciata, riportandola dove deve essere.

Spalletti nel pomeriggio aveva stravolto la formazione che  da un paio di giorni era filtrata per decidere di pancia, cambiando sì, come era logico, dopo la debacle con la Spagna, ma lasciando da parte anche moduli e approccio soliti.

Dentro due punte, Raspadori e Retegui, Darmian inserito sulla fascia destra a dar protezione a Di Lorenzo, sulla sinistra Dimarco, recuperato all’ultimo momento, e Pellegrini  e Barella a supportare in mediana Jorginho.

La Croazia, sostenuta da oltre 25.000 tifosi, colorati ed appassionati, ha un solo risultato, la vittoria per proseguire il suo europeo, e parte forte, con Susic che impegna con un gran tiro dal limite Donnarumma, costretto a volare per alzare sopra la traversa.

Una decina di minuti di controllo palla non portano però ad altro e gli azzurri, dopo la naturale sofferenza iniziale, finalmente riescono a pressare più compatti e a prendere il pallino del gioco in mano, gli spazi ci sono, soprattutto sulle fasce, e un paio di cross mettono Retegui, che svaria e combatte pugnacemente su tutto il fronte d’attacco,  nella condizione di far male, le sue conclusioni però sono ribattute in extremis dai difensori.

La migliore occasione capita così ancora a Bastoni che, su un dolce pennellata di Barella, colpisce di testa a colpo sicuro obbligando Livakovic alla grande parata per alzate oltre la trasversale.

Poi l’Italia però si blocca, preoccupata da non si sa cosa, che si accontenta, come nel secondo tempo contro l’Albania, di fare un possesso palla prudente, lento e prevedibile, asfittico ed inutile, con la sfera spesso servita all’indietro piuttosto che scaricata rapidamente negli ampi spazi che la retroguardia croata concede.

Tornano così ad affacciarsi i fantasmi, lo 0-0 all’intervallo preoccupa non poco perché, in queste sfide da dentro o fuori, basta davvero un niente per sparigliare le carte e poi, risalire dagli abissi, diventa davvero improbo.

In avvio di ripresa, con Frattesi al posto di un impalpabile Pellegrini, i ritmi degli azzurri calano ancora ed il pallino torna decisamente nelle mani croate, anzi nei piedi di Modric che sale in cattedra.

Un tiro velleitario di Kramaric è deviato con il braccio alto da Frattesi, la revisione Var è impietosa ed il penalty inevitabile. Gigio però si chiama presente e respinge la conclusione bassa e prevedibile di Modric, ma non c’è neppure il tempo di esultare che i croati, sulla continuazione dell’azione,  passano, proprio con il vecchio capitano, abile ad insaccare dalla corta misura dopo un altro miracolo del quasi insuperabile Donnarumma.

Spalletti cambia modulo ed uomini, dentro anche Scamacca, Chiesa e Zaccagni, la reazione dell’Italia è veemente e, per una decina di minuti, si assiste al classico attacco a forte Apache, con gli azzurri che cingono d’assedio l’area biancorossa, ma falliscono sempre l’ultima rifinitura o il tiro finale.

Il tempo passa veloce e con esso se ne va anche ogni azione ragionata, ci si butta tutti in avanti, con gran trasporto ma poca lucidità, tanto che la Croazia, dopo i primi impacci, si dispone meglio in difesa e chiude tutti i varchi provando anche  a pungere in ripartenza.

Quando Scamacca arriva con un attimo di ritardo all’appuntamento con uno splendido assist di Chiesa sembra proprio finita.

Il mega recupero di 8 minuti dà ancora speranza ma le idee sono confuse e i riflessi annebbiati, anche Fagioli, gettato nella mischia, si impegna ma senza costrutto, fino a quando Donnarumma tocca per Calafiori per l’ultima azione…

Italia che approda così agli ottavi di finale, contro la Svizzera, a Berlino sabato prossimo alle 18, ma, ieri sera, rispetto alla partita contro la  Spagna, si sono solo visti modulo e uomini diversi, ma sempre con gli stessi difetti ed un’ insicurezza di fondo. Questa sembra una squadra poco esperta, con limiti tecnici e di personalità, forse anche confusa da questo alternarsi di moduli e scambi di posizioni in campo.

Le sensazioni non sono certo delle migliori, la Svizzera è un avversario molto tosto e per superarlo occorrerà molto di più di un semplice miracolo, e, tra l’altro mancherà l’eroe di serata, Calafiori, che non potrà pertanto giocare il derby con i suoi tre compagni rossocrociati, Freuler, Aebisher e Ndoye.

Che dire poi delle parole rilasciate a caldo a Sky di Mister Spalletti? Parole che diventeranno presto cult. L’ennesimo per il tecnico di Certaldo che, un po’ alla Mourinho, con le sue uscite prova a distorgliere l’attenzione e proteggere il gruppo. Almeno fino alla prossima: sabato 29 a Berlino, li dove diciotto anni fa l’Italia di Marcello Lippi e dell’attuale capodelegazione Gigi Buffon alzavano la Coppa del Mondo.

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DiGiuseppe Floriano Bonanno

Nato a Torino nel 1964 e laureato in giurisprudenza a Bologna nel 1990, da una vita lavora in un’azienda top nel mondo del banking. Appassionato di sport, letteratura e viaggi, ha contribuito a diverse riviste online focalizzate su calcio e cultura. Inoltre, ha arricchito il suo percorso pubblicando una serie di romanzi.