Juventus Stadium

Il 2023 che si sta concludendo per la Juventus è stato a due facce da tutti i punti di vista. I primi 6 mesi sono stati paradossali, per come li ha definiti lo stesso Max Allegri nelle ultime interviste della scorsa stagione. Le vicissitudini extra campo che hanno colpito la società hanno assestato un duro colpo al club nella scorsa “perturbata” annata. Il manifesto è forse quello della partita a Empoli post sentenza che aveva ridato i 10 punti di penalizzazione ai bianconeri. In campo si vide una squadra smarrita, senza certezze, senza voglia, con lo spirito della Vecchia Signora che stava venendo a mancare sotto i colpi dei toscani che avevano infierito una, due, tre e addirittura quattro volte. I bianconeri uscirono con le ossa rotte da quella simbolica partita e da tutta una nefasta stagione, che però ha permesso di resettare tutto e ripartire da zero.

L’anno zero, così come lo ha definito John Elkann nelle scorse settimane a margine di un evento con gli azionisti. Il cambio in dirigenza e la nuova politica societaria meno spendacciona e più sostenibile testimoniata dai pochissimi acquisti erano già un segnale che qualcosa stava cambiando dalle parti della Continassa. Ciò che non è cambiato è stato l’uomo al timone, quel Max Allegri che ogni estate è dato partente con una manciata di nomi nuovi e aggiornati, sempre pronti a prendere il suo posto. E il sornione livornese, che di calcio vive da decenni, è sempre rimasto su quella panchina, anche in un anno di ripartenza. Si è deciso di puntare ancora su di lui, sul massimo esponente del “cortomusismo” in Italia. E anche l’ossatura della squadra è rimasta quella, con gli uomini cardine che son rimasti e tanti giovani lanciati.

Questa stagione sembrava potesse essere problematica, tra il tracollo di Reggio Emilia col Sassuolo e le vicissitudini legate e Pogba e Fagioli. Ma la Juventus si è compattata e ha trovato le forze per andare avanti, superando anche questi ostacoli. Ed ecco che a poco a poco si è rivisto qualcosa che da qualche anno mancava. La voglia, la fame come l’ha definita recentemente Wojciech Szczesny, la resilienza. Tutte caratteristiche che hanno reso vincente la Juve del primo ciclo allegriano e che in questa stagione si stanno lentamente riproponendo con sempre maggiore convinzione.

I risultati parlano da soli, con la Juventus che chiude il 2023 a 2 punti dalla corazzata Inter, con i nerazzurri che in diverse occasioni hanno mostrato un gioco esteticamente più bello di quello dei bianconeri ma che comunque faticano a scrollarsi di dosso gli Allegri Boys. Anche l’ultima partita dell’anno ha mostrato che la Juventus fa sul serio, con l’ennesimo 1-0 sporco, sofferto, ma portato a casa con le unghie e con i denti grazie a Rabiot, forse non casualmente. Sì perché il francese è forse l’uomo simbolo del 2023 bianconero, che lega la scorsa stagione all’attuale con la continuità delle sue prestazioni. Sempre convincente il centrocampista transalpino e con un ritrovato senso del gol che non si era ancora visto con tale frequenza dal suo arrivo a Torino ormai diverse stagioni fa. Anche il risultato è un’emblema dell’Allegrismo puro. Un 1-0 che rende il tecnico toscano l’allenatore con più 1-0 nell’era dei 3 punti nella nostra Serie A. Un 1-0 che sa tanto di “Calma, calma” urlata a squarciagola in panchina. Di giacche volate che tornano a rivedersi dopo quella memorabile a Carpi nel suo primo mandato bianconero. Di tensione sui volti dei tifosi sugli spalti, che avevano perso l’abitudine a soffrire per portare a casa un risultato importante. Quest’anno è successo diverse volte, e spesso negli scontri diretti. Napoli, Fiorentina, Milan e adesso la Roma, tutte cadute sotto l’inevitabile legge del corto muso.

Una Juventus che a tratti può non piacere, che fa mugugnare gli esteti del calcio, ma che è là a giocarsi lo Scudetto dopo anni di anonimato. Una Juventus che lancia i giovani, col talento cristallino di Yildiz che fa tornare alla mente nelle giocate e nelle esultanze ricordi sbiaditi di altre leggende bianconere del passato. E come lui anche Nicolussi Caviglia e Iling Junior, senza dimenticare la “succursale” al Frosinone, con Soulè su tutti che sta facendo innamorare e sognare la Ciociaria.

L’attuale stagione della Vecchia Signora è atipica anche e soprattutto per l’assenza di coppe europee, con l’esilio che i tifosi bianconeri sperano possa finire già dall’anno prossimo. La possibilità di preparare le partite settimanalmente può senza dubbio aiutare i ragazzi di Allegri, in un’annata che assume sempre più i connotati della prima dell’era Conte, un decennio circa fa. Anche in quel caso la Juventus veniva da un periodo deludente, fatto di settimi posti e cambi in panchina. Anche in quel caso c’era davanti una “superpotenza”, quel Milan di Allegri, ironia della sorte, che sembrava poter fare un sol boccone di tutte le squadre. Anche in quel caso la Juventus arrancò, stando dietro a fatica ai rossoneri, ma riuscendo a piazzare la zampata decisiva nel momento più importante del campionato. Negli occhi la punizione di Del Piero in quel Juventus-Lazio allo Stadium, con la parabola beffarda che sorprese Marchetti sul suo palo dalla lunga distanza. Episodi che cambiarono il corso di una stagione che sembrava poter regalare al massimo un secondo posto, già oro colato viste le annate precedenti.

Quest’anno il leitmotiv è più o meno lo stesso, c’è da capire quanto l’Inter offrirà alla Juventus crepe dove potersi insinuare visto l’attuale stato di forma dei nerazzurri. Il fatto di dover preparare una partita sola a settimana, se da un lato può favorire la Juventus a livello fisico, dall’altro può penalizzarla a livello mentale. Lo stesso Rabiot, in un’intervista a Dazn di qualche settimana fa, aveva sostenuto come fosse più semplice “staccare la spina” mentalmente giocando di domenica in domenica, cosa impossibile con le partite ogni 3 giorni. Indubbiamente l’aspetto mentale può però essere anche una importante forza motrice per i bianconeri, come evidenziato proprio in quest’ultima giornata del 2023. Era una delle prime volte in stagione in cui la Juventus giocava conoscendo già il risultato dell’Inter, con la partita guardata in hotel dalla rosa al completo, ulteriore segno di grande compattezza all’interno dello spogliatoio. L’1-1 finale con cui il Genoa ha bloccato i nerazzurri (stesso risultato di qualche settimana fa contro i bianconeri, curiosamente) ha sicuramente dato una spinta in più a Rabiot e compagni.

Le stagioni come questa spesso si decidono per le virgole, per gli episodi. Ancor più se i contendenti sono Inter e Juventus, con le scorie dei vari Iuliano-Ronaldo e più recentemente di Pjanic-Rafinha che sono sempre argomento di attualità tra le due diverse fazioni di tifosi. Ecco quindi che la stagione in corso potrà riservare sorprese e cambi al vertice da qui alla fine, senza esclusione di colpi. Lo scontro diretto di Milano dirà tanto ma non tutto, in questo senso. Si giocherà prima del ritorno della Champions League, ulteriore dato da non sottovalutare. Nell’attesa i tifosi juventini sperano di rosicchiare ai rivali qualche altro punto e perché no, anche di superarli. Anche di poco, anche solo di un punto. Corto muso, appunto. Come insegna Allegri. Perché in fondo vincere è l’unica cosa che conta, come invece ha insegnato un certo Giampiero Boniperti.

DiFabio Scalia

Laureato in geologia, da sempre grande appassionato di sport e scrittura. Juventino sfegatato, ma ho anche dei difetti.