A Leverkusen, città industriale della Renania a forte immigrazione italiana, alla BayArena, l’Italia si gioca l’accesso diretto ad Euro 2024 contro l’Ucraina che ha dietro di sé a tifare un popolo provato e sconvolto da quasi due anni di guerra.
Spalletti ne cambia quattro rispetto alla vittoriosa uscita contro la Macedonia del Nord di tre giorni fa, affidandosi non senza qualche sorpresa, a Zaniolo nel tridente offensivo, a Buongiorno nel cuore della difesa, al rientrante Di Lorenzo a destra, e all’incursore Frattesi sulla mediana.
Gli azzurri hanno due risultati su tre per cui giocare e l’atteggiamento, fin dalle prime battute, è quello giusto, prendere in mano il controllo della partita grazie ad un prolungato e rapido possesso palla e veloci fraseggi volti a liberare gli esterni per poter poi sfondare al centro la munita retroguardia avversaria.
La partita è maschia e combattuta, giocata su alti ritmi e senza quasi pause, l’Ucraina, inizialmente, ha un chiaro piano di gioco, aspettare bassa e ripartire con sventagliate sugli esterni o lunghi rinvii verso la punta avanzata Dovbyk che fa gli autoscontri con i nostri centrali.
L’Italia si fa apprezzare per lo spirito e l’intraprendenza, ispirata e trascinata da Chiesa in formato Euro 2020, peccato poi che, sotto porta, come successo anche nella gestione Mancini, gli avanti azzurri siano imprecisi e poco cinici, Chiesa, Raspadori e Frattesi falliscono tre nitide e clamorose opportunità.
Attaccando a pieno organico è inevitabile lasciare qualche spazio e, in un paio di occasioni, gli ucraini si rendono pericolosi, con Donnarumma chiamato ad un intervento in tuffo su Sudakov.
All’intervallo di un primo tempo che, letteralmente vola via, rimane l’amaro in bocca per non essere riusciti a concretizzare una netta superiorità, ben consci che c’è sempre un rovescio della medaglia nel calcio.
La ripresa, anche per effetto dei cambi che rivoltano gli undici di partenza, la musica cambia, gli azzurri perdono in fluidità e in sicurezza, il possesso palla diventa lento, prevedibile e farraginoso, le iniziative d’attacco scemano insieme alle forze.
Il tempo passa meno rapidamente con gli ucraini più aggressivi nel loro pressing alto, i palloni spiovono continuamente dalle parti dell’area azzurra, Donnarumma, su un fallo laterale, sta a guardare la sfera che giunge a Mudryk, tutto solo a 7 metri dalla porta, in uscita disperata il portiere salva però miracolosamente.
Spalletti, nel finale, sostituisce Politano, entrato a metà ripresa, con Darmian e, al secondo minuto di recupero, si rischia il patatrac. Cristante interviene su Mudryk che vola platealmente per le terre, tutti gli italiani, allo stadio e davanti alla tv, guardano inorriditi verso l’arbitro spagnolo Manzano temendo di vederlo indicare il dischetto. Questi lascia però proseguire tra le proteste degli ucraini, gli addetti al Var, se vedono non notano però gli estremi del penalty e non richiamano l’arbitro all’Infield review. Tutti possono tirare un profondo respiro di sollievo ed assistono con il cuore in gola agli ultimi palpitanti secondi del match fino al liberatorio triplice fischio.
L’impresa è compiuta e il biglietto per Euro 2024 finalmente è staccato!
Che fosse un impegno difficile, più mentalmente che tecnicamente, era noto fin dalla vigilia, due consecutive eliminazioni dai Mondiali ed il rischio di non poter difendere il titolo europeo conquistato tre anni fa a Londra, pesavano come macigni, il cambio in corso di C.T. e le tante, immancabili, assenze avevano finito per rendere una collina alta come l’Everest.
Spalletti, da navigato nocchiero, è riuscito, con qualche patema, ma con una marcata impronta personale, a portare finalmente la nave in porto, come tutti speravano ma dubitavano.
Ora che il difficile è stato fatto comincia il bello, come ha dichiarato lo stesso C.T. a fine partita.
L’idea di voler condurre le partite e di giocare con il piacere di farlo si vede che è stata trasmessa e sta venendo assimilata da un gruppo che si è messo volenterosamente nelle mani del Mister.
Quel che manca, inutile sottolinearlo, sono i fuoriclasse, che altre nazioni hanno, quindi, partendo da una base comunque solida e da un livello medio, tendente all’alto, ci sono tutti gli elementi e le condizioni per fare comunque bene.
La difesa, nella sua versione tipo non si è mai vista, il centrocampo è spesso cambiato ed in esso l’unico imprescindibile è Barella, il tridente è cambiato spesso ma la qualità alla fine è sempre più che sufficiente, il centravanti è, e resta, la vera incognita, Immobile sembra in declino, Scamacca non pare essere ancora maturo, Raspadori è quello che offre maggiori garanzie e si sposa meglio con l’idea di gioco del C.T., grazie al suo movimento perpetuo, però il punto è che, alla fine, qualcuno, questa benedetta palla, deve poi spingerla dentro.
Accanto a Donnarumma, che comunque è, nel suo ruolo, tra i migliori, l’altro giocatore che ci può far davvero sognare è Chiesa, anche ieri sera, a lungo, straripante ed immarcabile,.
Mancano 8 mesi alla kermesse europea, di tempo per amalgamare il gruppo ce n’è abbastanza. Ma molto dipenderà dalle tre settimane di ritiro che precederanno l’Europeo, perché proprio in quel periodo bisognerà oliare i meccanismi per renderli la nostra arma vincente.