“Scegliamo come perdere, giocando”: con questa frase De Zerbi ieri a caldo durante il giro di interviste. È una frase al quanto rivoluzionaria, soprattutto se viene detta dopo una vittoria storica, ma non necessariamente inaspettata sul campo del San Paolo. Il sassuolo non ha paura, lo si vede nella personalità che mette in campo, nel modo di andare a giocarsi le sue chance in un campo assai difficile e perché no, non ha paura nemmeno con le parole, non si nasconde.
Guardando le formazioni, ad inizio partita, nessuno si sarebbe aspettato un finale del genere. De Zerbi deve rinunciare ai suoi uomini migliori, ma nonostante ciò non snatura il suo assetto di squadra, rimane fermo sui punti cardine del suo schieramento tattico. Quando una “provinciale” va a giocare su questi campi, tende sempre ad adattarsi all’avversario per non soccombere troppo al livello tattico facendo venir meno il proprio credo calcistico; a questi livelli, non si dovrebbe sottovalutare nessuno, cosa che non sempre accade ed infatti ieri, la squadra di Gattuso è parsa oltre che stanca anche un po’ presuntuosa.
Dal canto suo, l’unica variante che De Zerbi attua, è quella nei confronti della sua linea difensiva, parlando sempre a fine partita, di ” aver avuto rispetto verso i suoi difensori” privandoli della pressione alta, per non consentire, ai veloci ed imprevedibili attaccanti napoletani di avere campo, segno questo di maturità oltre che indagine dettagliata dei possibili scenari del match.
Le ‘squadre provinciali’ o che navigano nella parte sinistra della classifica, quando si vedono venir meno i propri giocatori di maggior classe, nella miglior delle ipotesi, mirano a contenere quanti meno gol al passivo. Riuscire vittoriosi da quel campo, signfica che oltre gli uomini c’è ben altro.
Una prestazione del genere è frutto di organizzazione e cura dei dettagli e soprattutto di condivisione delle idee. Nel mondo Sassuolo è indubbio che si lavori bene. C’è un filo molto forte che lega società e campo: a prova è la crescita che ha accompagnato una realtà del genere e che ora si trova a parlare di ben altro rispetto alle frasi di circostanza sul mantenere la categoria.
Il maestro d’orchestra di queste annate è un uomo che viene dal basso, che ha fatto la gavetta (tanto di moda ora e a volte parola troppo abusata) ma sempre con la costante di volersi migliorare, di studiare, di analizzare e di mettere in campo sempre la migliore formazione.
Ieri, le varie circostanze hanno messo di fronte a De Zerbi forse, la difficoltà di fare una formazione inedita e di sperimentare uomini, con il rischio di andare incontro ad un finale tennistico o di ottenere un equilibro pari al tipico spirito Zemaniano. Tuttavia e’ riuscito a creare sintonia tra calciatori ed idee, mettendo in pratica, a detta sua, studi trasversali di varie realtà europee che segue in maniera assidua e che gli consentono di rimanere aggiornato.
Così contro gli uomini di Gattuso, i Neroverdi hanno saputo leggere al meglio le fasi della partita, aiutati sicuramente da un Napoli sciupone, stanco e privo dell’uomo di maggior fantasia (Insigne), ma sono stati sempre padroni del campo senza mostrare remore nell’attaccare o umiltà nel difendere.
Il mantra di questa squadra è quello di giocare, di fare calcio di non mostrare il fianco alle squadre più blasonate, di lottare più per lo stemma sulla maglietta che per fama, forti della consapevolezza che il mondo sassuolo rappresenta un bel biglietto da visita per il futuro.
Ecco appunto, la spensieratezza mista a forti idee calcistiche, disegnano al meglio tutto cìo che gira intorno alla realtà emiliana; la società ogni anno presenta una squadra competitiva, basandosi su scelte ragionate e di autofinanziamento creando un bel mix di calciatori funzionali al progetto dell’allentatore.
La vittoria di ieri pomeriggio al San Paolo, ha tanto di questa filosofia, nel momento in cui devi rinunicare ai tuoi uomini migliori ma esci dal campo con un risultato e prestazione del genere, non puoi non avere la consapevolezza che stai costruendo al meglio quello che si ha in testa e che molte volte, per motivi riconducibili poco a situazioni di gioco, non riesci a raggiungere.
La nostra realtà calcistica, parla con costanza di modelli di seguire per lo più oltre confine, ma qui siamo di fronte ad una realtà da esportare e da emulare conprovata da risultati e obiettivi raggiunti, frutto di progettazione e determinazione che permettono a questa società di pensare in grande. Stadio di proprietà, plusvalenze vere, join venture con le maggiori società europee e non (Barcellona e Juventus su tutte) sono tutti elementi che fanno presagire che il Sassuolo non si trovi li per caso, ovviamente la pressione è diversa che in altri latitudini e “De Zerbi and co” non vedono l’ora di misurarsi in altri contesti ma avere a disposizione strumenti del genere portano a lavorare con serenità, difficile da trovare altrove.
Dopo la vittoria di ieri e la posizione in classifica e dopo anche i vari commenti che si sentono il lunedi su varie radio o testate, possiamo dire senza paura che il Sassuolo è entrata di diritto in un’altra realtà. quando puoi fare a meno di giocatori ritenuti top ai quali affidi tutta la possibilità di raggiungere posizioni europee, entri nella sfera delle cosiddette “BIG”. Puoi permetterti di gestire in egual modo tutta la rosa, non esistono giocatori di fascia A o B, tutti vengono messi sullo stesso piano così come accade nell’elite, in cui un allenatore agisce più da selezionatore con sfumatore da psicologo.
Guardando De Zerbi, si ha l’idea di una persona che studia e vive di calcio, ma soprattutto vuole insegnarlo, nonostante la sua giovane età, emulando un modello che viene dalla catalona e che tempo fa parlò di lui come possibile erede.
Ora senza sblinciarsi su inutili paragoni, lasciamo fare il percorso che merita a questo giovane allenatore con visioni rivoluzionarie per la nostra serie A ma che non ha paura di mostrare Idee e creare modelli validi con la convinzione che nulla viene per caso.
Sicuramente fra qualche tempo ci ricorderemo di questa squadra, magari non ricorderemo tutti i giocatori o allenatori che hanno fatto parte di questi piccoli successi ma avremo, senza dubbio, ricordo della realtà Sassuolo e di quanto idee e progetto debbano essere posti come basi per il successo.