La decima giornata non ha tradito le aspettative mettendo in scena partite che hanno avvinto gli spettatori a divani e tribune fino all’ultimo istante.
La vetta si è andata meglio delineando grazie agli esiti delle sfide che hanno visto impegnate le candidate al titolo.
La grande attesa di San Siro per il ritorno dell’ex tanto amato, e ora altrettanto odiato, Lukaku, ha prodotto una sfida a senso unico, il copione che sa oggi proporre Mourinho è abbastanza prevedibile, difesa attenta e organizzata, utilizzata da base per ripartenze letali, con sacrificio dell’idea stessa di controllo del gioco. Ed il ‘vate di Setubal’ c’era quasi riuscito ad imbrigliare la solita Inter, ferocemente determinata a saltare l’ostacolo, ma che, nonostante ottanta minuti di forcing continuo e di attacchi costanti, si era sempre scontrata contro il muro invalicabile dei difensori capitolini. Ma, dopo lo spavento per il colpo di testa di Cristante, sventato con un grande intervento da Sommer (unica sortita offensiva dei giallorossi in 90’), sull’ennesima offensiva orchestra da Bastoni e rifinita dal puntuale cross invitante di Di Marco, Thuram, anticipando il suo marcatore Llorente, faceva finalmente esplodere San Siro, regalando ai nerazzurri la vetta della classifica.
Il riassunto della partita è quello prevedibile alla vigilia, con l’Inter, macchina quasi perfetta, che sgretola il muro avversario, mattone dopo mattone, fino a prevalere, letteralmente ingiocabile se le si lascia anche solo una manciata di metri di spazio. Roma davvero troppo rinunciataria, molto ben applicata in difesa, dove è ritornata quella quasi insuperabile della scorsa stagione, ma davvero imbarazzante laddove si tratta di orchestrare una manovra offensiva appena decente. Lukaku, fischi a parte, ha davvero ricevuto pochi palloni, giocabili, e tutti spalle alla porta, non potendo così incidere mai nel match.
La Juventus, che aveva giocato sabato dera, sembrava sotto l’effetto di una maledizione, con decine di palle gol create e, regolarmente sventate, dalla difesa di un Hellas particolarmente coriaceo e determinato a non farsi superare. In serata di grazia è apparso Kean, mai visto così vivace e sul pezzo, autore di due splendidi gol, vanificati dopo lunghe e laboriose vivisezioni del VAR, eh sì perché lo strumento elettronico sta sempre più diventando una sorta di autopsia delle azioni da gol più che uno strumento di revisione in grado di cancellare errori determinanti. Il sabato notte, trascorso in vetta da soli, ha ulteriormente rafforzato l’autostima degli uomini di Allegri, visti davvero in spolvero e mai così belli e creativi, e poco importa che il gol sia arrivato all’ultimo secondo dei sei minuti di recupero e grazie al goleador che non t’aspetti, Cambiaso.
Al Maradona si è invece assistito ad una partita davvero scoppiettante; per ritmo, capovolgimenti di fronte ed occasioni è parsa davvero una partita ‘europea’. I rossoneri nei primi 45’ sono sembrati quelli belli e dominanti di inizio stagione, con poco o niente concesso agli avversari e tanto creato davanti e puntualmente sprecato, e buon per loro che Giroud in formato monstre abbia segnato due bellissimi gol di testa. Ma, c’è sempre un ma, per il Milan di questi tempi, l’infortunio di Kalulu, a fine primo tempo, ha sparigliato le carte in una difesa già priva di Kjaer e Thiaw. L’esordio in serie A di Pellegrino è stato quanto di più disastroso si possa rammentare a memoria di cronista, con gaffes e topiche praticamente su ogni intervento. E, in apertura di ripresa, il difensore argentino ha offerto il peggio di sè con un uscita troppo morbida su Politano, che poi si è inventato un gol fantastico, riaprendo il match, che Garcia aveva tentato di cambiare con gli ingressi, dopo la pausa, di Simeone e Ostigard. L’altro cambio dei rossoneri, nell’intervallo, Romero, entrato a sostituire il fin lì ottimo Pulisic, fermato da una contrattura muscolare, ha completato la frittata regalando una punizione evitabile al limite, che Raspadori ha trasformato nel gol del 2-2, ristabilendo la parità su cui dopo il primo tempo nessuno avrebbe scommesso un penny. Due squadre belle e brutte allo stesso tempo, che hanno mostrato in 90’ il campionario intero dei loro pregi e difetti, quelli che difficilmente permetteranno loro di vincere il campionato. Mi si consentano ora due note a margine; ancora una volta Pioli, nel momento caldo del match, quando tutto era in bilico e la contesa poteva finire in un modo o nell’altro, ha pensato bene di togliere i due migliori giocatori della rosa, Giroud e Leao, per far entrare Jovic ed Okafor. A giustificazione delle sue scelte, in conferenza stampa, ha dichiarato che li aveva visti stanchi ed aveva bisogno di forze fresche, sarà, ma le reazioni dei due giocatori hanno dato forma a quello che hanno pensato tutti gli spettatori, cioè che non era proprio il caso! L’ultima chiosa è invece su Maignan che, ieri come mercoledì a Parigi, ha lasciato sensazioni negative, apparendo disattento e indeciso, colpevole sulla punizione del pari e insicuro in tante altre occasioni.
Bella invece, ed importante, la reazioni di testa e cuore del Napoli nella ripresa, ma molto male nel primo tempo, Garcia è stato bravo a rimediare in corsa ma l’approccio non è stato proprio all’altezza della posta in gioco.
Partita altrettanto bella ed equilibrata è stata quella di Reggio Emilia tra Sassuolo e Bologna, terminata 1-1 per effetto della rete capolavoro di Zirkzee in apertura e, a fine primo tempo, della rasoiata di Boloca, alla sua prima rete in serie A. Parecchi rimpianti alla fine per entrambe, per i neroverdi che, soprattutto nel primo tempo, hanno a lungo controllato e molto creato, e per i rossoblu che, invece, non hanno saputo gestire il subitaneo vantaggio e poi, nel finale, quando ne avevano decisamente di più, nel non essere riusciti a capitalizzare un paio di occasioni davvero importanti.
Il Torino, dopo più di un mese è tornato al gol ed al successo in quel di Lecce, grazie ad una rete del rientrante Bongiorno. Il malato è forse sulla via della guarigione, anche se, soprattutto nel primo tempo, ha molto sofferto la vivacità dei salentini che hanno creato e sprecato una mezza dozzina di occasioni. Juric può tirare un respiro di sollievo per i tre punti e per la solidità ritrovata, la risalita è possibile, ma non così scontata. I giallorossi, fin qui, sono andati forse al di là delle proprie possibilità, il difficile inizia adesso, gli exploit ad inizio stagione sono sempre possibili, la salvezza si ottiene invece con la continuità.
Il cambio di panchina, per l’Udinese, non ha sortito gli effetti voluti, a Monza, tanto per cambiare, è arrivato un altro pareggio, il settimo della stagione, colto da Lucca, al secondo gol in serie A, dopo che il sempre più convincente Colpani aveva portato avanti i suoi. Il ‘flaco della brianza’ sta ripetendosi a livelli altissimi, finendo molto spesso nel tabellino dei marcatori, e forse anche Spalletti farebbe bene a farci un pensierino in vista delle convocazioni per le prossime partite della nazionale.
Il Genoa, dopo le ultime battute d’arresto, è tornato al successo, contro la Salernitana, grazie ad un’altra rete della sua stella più luminosa, l’islandese Gudmundsson. La partita è stata, nella prima parte, a senso unico con i rossoblu che hanno gestito e dominato creando occasioni in serie che i legni e un po’ di sfortuna hanno frustrato, salvo poi soffrire nella ripresa, con i campani che hanno fallito clamorosamente due o tre occasioni, incredibile quella di Dia all’ultimo minuto di recupero. Inzaghi non ha la bacchetta magica ma, se tutte le volte, Ochoa, con i suoi miracoli in serie, è sempre il migliore dei suoi, la fase difensiva va subito rivista altrimenti la salvezza diventerà pura utopia.
La partita che difficilmente verrà scalzata dal gradino più alto del podio di giornata, e fors’anche della stagione, è stata indubbiamente il lunch match di Cagliari. Con il Frosinone, avanti 3-0 a metà della ripresa, grazie alla doppietta di Soulè ed una rete di Brescianini, tutte con la compartecipazione di madornali errori della difesa di casa, nessuno poteva immaginare quel che sarebbe successo da lì a poco. Sembrava l’ennesima giornata sfortunata per Ranieri e il suo Cagliari, che aveva pure fallito un rigore e colpito due legni, ma poi… Il calcio diventa epica quando succede l’impensabile, e forse anche l’impossibile. I ciociari, convinti di avere la vittoria in tasca, hanno smesso di giocare con la giusta determinazione, staccando la spina troppo presto e lasciandosi andare a giocate molli che in serie A non ti puoi mai permettere con nessuno. Così, nel breve volgere di venti minuti, sono arrivate le reti di Oristanio e di Makoumbou che hanno riaperto il match. Ma il miracolo vero si è concretizzato nei 7’ di recupero quando l’uomo della provvidenza, quello che a pochi istanti dalla fine aveva regalato ai sardi la serie A in quel di Bari, con una doppietta incredibile faceva esplodere la Unipol Domus, inutile dire che l’uomo del match e della provvidenza non poteva che essere lui, l’eterno Pavoletti. Finalmente per i sardi è così arrivato il primo successo e un po’ di serenità, Ranieri aspettava un cambio di registro e forse lo ha finalmente avuto; male, molto male, invece, la gestione del risultato per i ciociari. Di Francesco dovrà lavorare molto in settimana, a livello psicologico, per recuperare l’autostima dei suoi, se la sconfitta di Bologna poteva starci, questa di Cagliari, per come si è concretizzata, è davvero inaccettabile.
Nel pomeriggio con Empoli-Atalanta ed in serata con Lazio-Fiorentina si chiuderà la giornata, fornendoci qualche risposta in più sulle ambizioni europee e di salvezza delle quattro squadre impegnate.