girona stadio

È un’annata per certi versi anomala quella che stiamo vivendo nel calcio europeo. Nei top 5 campionati continentali, infatti, c’è al comando una sorpresa in ben 3 di essi, quantomeno stando alle previsioni della vigilia. La nostra Serie A e la Ligue 1 sono le uniche che fanno eccezione, con l’Inter che da noi partiva favorita e sta confermando quanto di buono aveva fatto presagire il finale della scorsa stagione e il solito PSG che comanda in Francia senza grandi contendenti. Guardando in Germania c’è il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso davanti a tutti, imbattuto e autentico schiacciasassi. In Inghilterra il Liverpool di Klopp (che lascerà a fine stagione) è in testa alla Premier, davanti anche al favorito Manchester City del Triplete. Infine andiamo in Spagna, dove leggendo la classifica molti si staranno stropicciando gli occhi, temendo di aver letto male. Al primo posto nella Liga c’è infatti il Girona, davanti di un punto rispetto alla corazzata Real Madrid e di ben 11 rispetto ad Atletico e Barcellona terze a pari merito. Nessun errore, solo una delle più belle e recenti favole del calcio europeo, fatto già da anni di ingaggi monstre, campioni affermati e big che non lasciano nulla alle realtà più modeste. Ecco perché in quest’epoca moderna fa ancora più impressione vedere il Girona davanti a tutti. La memoria va immediatamente al Leicester di Claudio Ranieri, squadra leggendaria capace di vincere un’epica Premier League nella stagione 2015/16. Quella è l’ultima affermazione di una cosiddetta outsider nelle principali leghe europee, impresa rimasta nella storia per la memorabile cavalcata di Vardy e compagni. E a quanto pare quest’anno, in Catalogna, qualcuno sogna di ripetere un qualcosa di simile, ma a tinte biancorosse.

Catalogna sì, perché la città di Gerona, capoluogo dell’omonima provincia, quest’anno è il teatro di una storia che sta facendo sognare tutti gli appassionati di calcio anche fuori dai confini spagnoli. Eppure la squadra locale ha una lunga tradizione calcistica di quasi un secolo, per l’esattezza di 94 anni, di cui circa 90 vissuti all’ombra di vicine squadre ben più quotate (Espanyol e Barcellona) e restando stabilmente nelle divisioni inferiori del calcio iberico. Poi la svolta del 2017 con la prima storica promozione in Liga e il crescente entusiasmo attorno alla squadra anche grazie all’acquisizione del 44% della società da parte di City Football Group (Holding che tra le altre detiene Manchester City e Palermo). In quegli anni si passerà dai 600-700 spettatori medi del passato ai soldout nel piccolo impianto Montilivi, casa dei biancorossi. Il sogno del piccolo Girona non durerà però molto e già due anni dopo arriverà la retrocessione. Dopo qualche buona stagione in seconda divisione, con due sconfitte consecutive in finale playoff, il terzo anno è quello buono per il ritorno tra i grandi. La discreta scorsa annata, chiusa al decimo posto, tutto poter far pensare tranne all’exploit di questa stagione.

Sì perché quest’anno dalle parti del Montilivi si sogna in grande. Il piccolo stadio è diventato uno scrigno che si apre su una realtà fuori dal calcio moderno, in cui i Davide battono i Golia e in cui tutto è possibile. Chiedere all’Atletico del Cholo Simeone per la conferma, ultima vittima illustre caduta poche settimane fa nel piccolo impianto con un rocambolesco 4-3. Girona che però ha mostrato di non perdere i suoi “superpoteri” lontano da casa se pensiamo al 2-4 al Camp Nou dello scorso 10 dicembre. Blaugrana che, come i loro tifosi, son rimasti attoniti sotto i colpi di Dovbyk e compagni. Dovbyk sì, uno dei fautori di questa annata da sogno in casa biancorossa. L’attaccante ucraino 26enne, con un lungo passato alle spalle tra patria e Danimarca, è il simbolo della classe operaia al potere. Del sudore, del dannarsi su ogni pallone, della tremenda efficacia sotto porta e della tecnica rozza e non bella esteticamente come quella di un Lewandowski, di un Morata, o di un Bellingham. Eppure Dovbyk in questa surreale stagione guarda questi e tutti gli altri dall’alto dei suoi 14 gol in classifica cannonieri, primo a pari merito proprio con l’inglese del Real e con Borja Mayoral, altro attaccante romantico passato anche dall’Italia. Leggendo l’organico del Girona pochi nomi saltano davvero all’occhio anche ai più ferrati conoscitori del calcio: Blind, Lopez, Portu, Savio, oltre all’eterno capitano Christian Stuani, totem dei catalani e miglior marcatore biancorosso di sempre. Si fa fatica a credere che davvero questi siano i capolisti in Liga. Eppure quest’anno i ragazzi terribili di Michel col loro gioco spumeggiante e offensivo sembrano “prosciugare” le energie delle squadre avversarie come un vampiro. Sì, come il Vampiro della Rambla di Girona, leggenda cittadina che riguarda una piccola testa di un uomo con una lunga barba ed ali di pipistrello, uno dei simboli che si possono vedere nel centro storico della città che rimandano al suo passato medievale. Lui come la Viverna, altra rappresentazione che si può osservare alzando la testa sulle antiche costruzioni della città vecchia. In questo caso si tratta di un drago alato con due zampe e una coda uncinata che rappresenta il caos, lo stesso che si trovano davanti adesso le squadre che entrano da avversarie al Montilivi gremito di pubblico festante, altro che i 600-700 spettatori di meno di un decennio fa.

Dicevamo di Michel, l’uomo che forse più di tutti è l’artefice di questo miracolo sportivo. Il tecnico spagnolo aveva già nel suo personale Palmarès tre promozioni dalla Segunda Division, una delle quali proprio col Girona, ma nulla lasciava pensare a una proposta di calcio così bello da vedere come quest’anno. Uomo tutto d’un pezzo e che è fortemente entrato nello spirito locale, tanto da chiedere ai giornalisti durante una conferenza stampa di parlare in catalano per rispetto del luogo in cui si trovavano. Proprio lui che, ironia della sorte, è nato a Madrid. Proprio lui che una volta difese le radici e le tradizioni dei suoi quando gli fu chiesto se il suo Girona vinceva per i soldi del City Group che da dietro muove i fili della società: “Abbiamo una storia, una tradizione. Cose che nessuno può comprare. Fate vedere cos’è il Girona!“, disse in quell’occasione. A sentire lui la storia del Girona non è la classica favola della provinciale ma è una grande opera di lavoro e dedizione alla cura dei dettagli, cosa che gli sta evidentemente riuscendo alla grande. Il suo credo è fatto di poche e semplici leggi: pressing alto, aggressione immediata senza palla, possesso per controllare il ritmo e ripartenze veloci. Ma, più di tutto il resto, più della tattica e degli schemi di gioco resta ciò che disse una volta ai suoi in partita: “Giocate come se foste in strada“. Una frase che sintetizza tutto, l’estro che prevale sulla ragione, il divertimento primordiale che è alla base del calcio dei bambini, in barba ad accorgimenti tattici e schemi vari. I risultati per ora gli danno ragione e il suo Girona è davvero un belvedere in campo, con tutti gli 11 che si aiutano reciprocamente e che rappresentano il classico esempio di “Man on a Mission“. La loro missione è chiara, continuare a divertire i propri tifosi e tutti gli appassionati coltivando fino in fondo quel sogno che si chiama titolo. Un momento importante per le ambizioni dei biancorossi sarà il prossimo 10 febbraio, data in cui è in programma la sfida del Bernabeu contro il Real Madrid. Uno scontro diretto che tanto dirà sulle possibilità del Girona di poter vincere questa pazza ed imprevedibile Liga. E c’è da scommettere che Michel dirà ai suoi ragazzi di divertirsi e di giocare “come in strada”, d’altronde i sogni son fatti da sempre per essere realizzati.

DiFabio Scalia

Laureato in geologia, da sempre grande appassionato di sport e scrittura. Juventino sfegatato, ma ho anche dei difetti.