Franz Beckenbauer

Dici Beckenbauer e subito ti viene in mente l’alias con cui era da tutti indicato: ‘Kaiser Franz’, e mai appellativo  è stato più calzante. Chi ha avuto l’opportunità e la fortuna di vederlo giocare non poteva non ammirarlo per la straordinaria leadership che trasmetteva e la classe e l’eleganza con cui si muoveva in campo, guidando, da vero direttore d’orchestra, la difesa e la squadra tutta, che fosse il suo Bayern o il la nazionale tedesca.

Nato a Monaco di Baviera l’11 settembre 1945  è stato prima calciatore, poi allenatore e infine dirigente.

Iniziò come mediano (da qui la incredibile visione di gioco e la proprietà di palleggio), con il tempo, divenne difensore, uno dei primi ‘libero’ con licenza di offendere, come in quegli anni in Italia era Giacinto Facchetti.

Di lui si può infatti parlare come di un giocatore universale, non potendo limitarlo ad un solo ruolo, non a caso è considerato uno dei più grandi giocatori della storia del calcio e, forse, il miglior difensore di tutti i tempi.

A livello individuale ha vinto  per due volte il Pallone d’oro, nel 1972 e nel 1976, divenendo anche il primo difensore ad essere insignito per due volte dell’ambìto premio. Nel dicembre 2020 è inoltre stato inserito nel Dream Team del Pallone d’oro in qualità di miglior difensore centrale di tutti i tempi.

Cresciuto nel Bayern Monaco, al quale ha legato gran parte della propria carriera (dal 1964 al 1977) ha vinto con i bavaresi quattro Coppe di Germania, quattro campionati, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Fu tra i primi pionieri del calcio negli Stati Uniti, nel 1977 si trasferì ai New York Cosmos, con i quali, in quattro stagioni, si aggiudicò, insieme, tra gli altri, a Pelè, Chinaglia ed altre stelle europee, tre campionati nordamericani. Tornò in Germania dal 1980 al 1982 dove andò a militare in una delle rivali storiche del Bayern, l’ Amburgo, vincendo un altro campionato prima di chiudere definitivamente la carriera ancora con i N.Y. Cosmos.

Altrettanto onusta di gloria è stata la sua militanza nella nazionale dell’allora Germania Ovest con cui partecipò a tre campionati del mondo (1966, 1970, 1974) e due campionati d’Europa (1972, 1976), vincendo da protagonista l’europeo 1972 e il mondiale 1974. Ha perso invece le finali dei mondiali 1966 contro l’Inghilterra e gli Europei del 1976 contro l’allora Cecoslovacchia.

Si è fregiato anche del  terzo posto ai mondiali messicani del 1970, dove fu uno dei protagonisti della cosiddetta ‘partita del secolo’, il celebre 4-3 con cui gli azzurri, eliminarono ai supplementari i tedeschi.

Chi vi scrive ricorda ancora quella incredibile sfida, in una notte estiva della mia infanzia, con il risultato che cambiava come una pallina impazzita di un flipper ed in cui il Kaiser fu uno degli ultimi ad arrendersi, trascinando i suoi a ribattere colpo su colpo ai nostri.

Franz Beckenbauer rapì gli occhi con le sue classiche incursioni palla al piede, con cui minacciò più volte la porta difesa da Albertosi. Il numero 4 bavarese dimostrò  di essere un grande centrocampista (e questa fu  l’ultima volta in cui giocò a centrocampo, prima di essere arretrato nella posizione di difensore centrale) con la corsa però di un esterno.

Ma quello che rimase più impresso fu la sua incredibile forza morale, quando, atterrato da Cera, si lussò la spalla e si rifiutò di lasciare il campo. Giocò, da quel momento, era il 66’,  con un braccio legato ed una fasciatura che gli copriva in parte il numero della maglia, entrando nella leggenda per la sua partita straordinaria e per la sua grinta che non lo portava mai a ritirarsi dalle sfide, neanche dalle più impossibili.

Da allenatore ha guidato la Germania Ovest, l’Olympique Marsiglia e il Bayern Monaco (in due occasioni), vincendo il campionato del mondo 1990 in Italia alla guida dei bianchi, il campionato tedesco 1993-1994 e la Coppa UEFA 1995-1996.

Insieme al brasiliano Mário Zagallo, tra l’altro, anche lui scomparso qualche giorno fa, e al francese Didier Deschamps è uno dei tre calciatori che è riuscito a vincere il mondiale sia da giocatore sia da allenatore.  Da commissario tecnico ha inoltre raggiunto la finale del mondiale 1986 in Messico, uscendone  sconfitto per 3-2 dall’Argentina trascinata da Diego Armando Maradona.

Dal 2009 fino alla morte, avvenuta l’8 gennaio 2024, è stato il presidente onorario del Bayern Monaco.

DiGiuseppe Floriano Bonanno

Nato a Torino nel 1964 e laureato in giurisprudenza a Bologna nel 1990, da una vita lavora in un’azienda top nel mondo del banking. Appassionato di sport, letteratura e viaggi, ha contribuito a diverse riviste online focalizzate su calcio e cultura. Inoltre, ha arricchito il suo percorso pubblicando una serie di romanzi.

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