In attesa della finale di Supercoppa Italiana che, stasera, a Riad, vedrà affrontarsi come da ranking, Napoli e Inter, si sono disputate sei partite della seconda giornata di ritorno di serie A.
A Lecce la Juventus non si è lasciata sfuggire l’occasione di prendersi la vetta solitaria della classifica. Lo ha fatto con una partita convincente e di sostanza, trascinata da Vlahovic, autore di un’altra doppietta, e mai così efficace nella sua carriera in bianconero. Il centravanti serbo, arrivato a 11 centri in campionato, sembra essere ritornato quello letale dei tempi di Firenze, e dire che solo un paio di mesi fa Allegri rimpiangeva, forse, il mancato arrivo in estate di Lukaku. Il Lecce ha disputato la solita partita, attenta, tonica e propositiva, resistendo sullo 0-0 per quasi un’ora, poi, subita la prima rete la partita ha preso l’andazzo prediletto dai bianconeri e non c’è più stata storia. Bremer ha chiuso i giochi nel finale regalando alla Juventus un primo posto, virtuale certo, che però metterà sicuramente pressione all’Inter, vista comunque dilagante e spettacolare in Arabia contro la Lazio.
Vince ancora anche il Milan, ad Udine e in rimonta, dopo una sfida bella, equilibrata ed emozionante, rovinata però dai cori razzisti rivolti all’indirizzo di Maignan attorno alla mezz’ora del primo tempo, che hanno costretto l’arbitro Maresca a sospendere il match, con i rossoneri usciti dal campo a far quadrato intorno al loro portiere. Nel 2024 siamo ancora qui a parlare di razzismo intorno al calcio, che tristezza, e, per giunta, in una regione accogliente, abituata com’è stata, da sempre, a vedere i propri figli emigrare in Italia e all’estero a cercare fortuna. I rossoneri giocano bene all’inizio, passando in vantaggio con il terzo gol in campionato di Loftus-Cheek, ma, sull’onda emotiva della situazione creata dai cori contro il loro portiere, perdono poi la presa sul match, facendosi prima raggiungere da un gran gol di Samardzic a fine tempo, e poi superare, in avvio di ripresa, da Thauvin. Nel finale, grazie alla formula ‘tutti all’attacco’, sono stati i due bomber di scorta Jovic, prima, ed Okafor, poi, a regalare i tre punti ai ragazzi di Pioli, che compiono un altro, importante, step nella loro crescita mentale, che dovrebbe vederli maggiormente protagonisti in questo girone di ritorno.
Era attesissimo a Roma l’esordio sulla panchina giallorossa di De Rossi e le aspettative non sono andate deluse. In uno stadio in cui si è vissuto un clima ondivago, in cui cori e striscioni pro-Mourinho e pro-De Rossi si sono alternati, chiarendo bene che, se anziché un’icona capitolina, a sedersi sulla panchina fosse stato un altro mister, per lui sarebbe stato davvero difficilissimo entrare nei cuori delle vedove del mister portoghese. Per un’ora si è vista una gran bella Roma, subito in gol con Lukaku e Pellegrini, capace di fare possesso palla, uscendo dal basso con una fitta serie di passaggi, trasmettendo così l’impressione di un deciso cambio di pagina. Nella ripresa però tutto è cambiato, i giallorossi sono crollati fisicamente e l’Hellas è venuto fuori. Ancora una volta per i gialloblù la sorte è stata malevola, prima un gol di Folorunsho è stato annullato dal Var, poi Djuric ha mandato alle stelle un altro rigore (dopo quello sbagliato da Henry contro l’Inter), assegnato con il VAR, e, dopo il gol di Folorunsho, grazie ad una mezza papera di Rui Patricio, hanno tenuto in apprensione fino alla fine l’intero Olimpico. Tre punti per ben iniziare ma tanta è ancora la strada da fare, e ci mancherebbe, ma, almeno, si è finalmente visto del calcio e non dei calci.
Lo scontro in zona calda dello Stirpe è andato al Frosinone, che ha reso quanto subito all’andata dove si era fatto ribaltare dal 3-0 al 3-4. Il Cagliari era passato in vantaggio al 26’ con Sulemana, praticamente alla seconda iniziativa d’attacco, votandosi poi completamente alla difesa del fortino, rinunciando quasi del tutto ad ogni velleità offensiva. Il Frosinone, superato lo shock iniziale e messi alle spalle i fantasmi dell’andata, nella ripresa ha martellato la difesa ospite per tutto il tempo riuscendo a pareggiare con Mazzitelli al 64’, passando in vantaggio con una magistrale punizione di Soulè al 75’ e chiudendo i giochi con Kaio Jorge al 96’. Tre punti che valgono doppio per la squadra di Di Francesco, che torna al successo dopo una interminabile serie di sconfitte, e che ricaccia indietro gli isolani. Per Ranieri una prestazione non all’altezza della sua storia, difendere supinamente, anche se con organizzazione, non è modo per uscire dalla zona pericolosa.
A Salerno succede di tutto, con i giocatori ospiti fatti bersaglio di ogni tipo di oggetto dopo che all’iniziale vantaggio dei padroni di casa, grazie alla rete di Martegani al 2’, sono arrivati al 13’ il pareggio di Retegui e al 58’ il gol su rigore di Gudmundsson, che ha regalato ai liguri, presentatisi all’Arechi in 18 e con importanti assenze in ogni reparto, un successo di capitale importanza. Dopo questa sconfitta per Inzaghi le cose si mettono davvero male perché, in un turno dove tutte le dirette concorrenti hanno perso, perdere non era proprio ammesso. Non sappiamo se in settimana salterà la panchina, ma la situazione per i granata diventa ora davvero difficilissima.
Chi ha invece cambiato panchina ed è subito passata all’incasso è l’Empoli, che torna al successo dopo due mesi grazie ad una tripletta di Zurkowski. Nicola è arrivato da troppo poco tempo per dire che è tutto merito suo, di certo la strada per salvarsi è questa, fare punti, possibilmente vincendo in casa con le squadre abbordabili. E, ieri, il Monza è stato davvero arrendevole e poco in linea con le sue migliori prestazioni. Dopo la batosta con l’Inter arriva una nuova brutta sconfitta, forse che i ragazzi di Palladino si sono un po’ adagiati sugli allori dopo aver messo una decina di punti tra sé e la zona a rischio?