Sono passati cinque mesi dall’ultima partita dell’Italia, la sconfitta a San Siro, contro la Francia, che ci è costato il primo posto nel girone di Nations League e, quindi, un sorteggio migliore.
Anche questa volta, nello stesso scenario milanese, gli azzurri sono stati sconfitti, questa volta dalla Germania, nell’andata dei quarti di finale di Nations League, compromettendo così l’accesso alla final four e l’assegnazione al girone, sulla carta più semplice, di qualificazione ai mondiali.
Spalletti deve fare a meno di Retegui, fermato da un risentimento muscolare, e di Dimarco, ed opta quindi per Kean e Udogie, con Rovella preferito a Ricci e Raspadori e Politano a supportare l’attaccante della Fiorentina.
L’avvio è promettente con gli azzurri che passano in vantaggio già al 9’, a coronamento di una splendida e ficcante azione avviata da Bastoni con un cambio di gioco da sinistra a destra per Barella, abile a lanciare nello spazio, dietro i difensori, Politano che rifinisce d’esterno per l’accorrente Tonali bravo a realizzare incrociando il tiro.
I tedeschi, che hanno parecchi assenti (Wirtz e Havertz su tutti), prendono in mano il pallino del gioco e palleggiano lungamente, inaridendo le nostre fonti di gioco e costringendo gli azzurri ad aspettarli a ridosso dell’area. Nonostante un possesso palla decisamente squilibrato le poche volte che gli azzurri riescono a ripartire creano comunque occasioni importanti, soprattutto le due di Kean e Tonali, che Baumann riesce a neutralizzare.
La musica cambia però in avvio di ripresa, grazie ai due cambi operati da Nagelsmann, che getta nella mischia Schlotterbeck e, soprattutto, Kleindienst, che al primo pallone toccato, al 4’, lasciato colpevolmente solo nell’area piccola, insacca di testa, realizzando il suo terzo gol in cinque presenze con i bianchi, oltre ai 15 già ealizzati in campionato.
Il copione del match non cambia, con gli azzurri che, nonostante i cambi (entrano Bellanova e Ricci) continuano a subire le iniziative avversarie, sembrando alquanto confusi ed impacciati, ma, ciò nonostante, creano ugualmente, e colpevolmente sprecano, due facili occasioni, prima con Kean, che spara alto da ottima posizione, poi con Raspadori, che calcia debolmente permettendo la parata di piedi del portiere avversario.
E così, ancora una volta, sugli sviluppi di un corner, al 31’, Goretzka, appostato sul primo palo, colpisce di testa pescando l’angolino opposto e portando avanti i suoi.
Spalletti spara le sue ultime cartucce, inserendo Lucca e Maldini e proprio il fantasista atalantino sfiora il pari con un gran tiro da fuori area che Baumann sventa alquanto goffamente.
L’Italia esce così sconfitta immeritatamente, almeno per l’andamento della partita, con i tedeschi cinici a capitalizzare tutto quello che hanno prodotto, mentre gli azzurri hanno creato e sciupato una mezza dozzina di palle gol.
Non è piaciuto però il deciso passo indietro, quanto a personalità, brillantezza e coraggio, mostrato dalla squadra che, pur passata presto in vantaggio, non è riuscita minimamente a gestire possesso palla e ritmi dell’incontro, lasciando costantemente l’iniziativa agli avversari e finendo così, assai spesso, per attendere, bassi, per poi ripartire sulla conquista palla.
La sensazione non è stata quindi delle migliori e, se dovessimo esprimere un giudizio sulll’Italia vista contro la Germania, per l’approccio passivo e per la timida gestione di ritmo e possesso, potremmo dire che ci ha ricordato molto più quella dello sciagurato Europeo tedesco che non quella brillante e propositiva delle prime cinque partite di Nations League.
Dispiace quindi annotare un preoccupante passo indietro, in luogo della crescita attesa, che si può giustificare, solo in parte, con il troppo tempo passato dall’ultima esibizione degli azzurri.
Quanto al ritorno di Dortmund serve perciò un’impresa, ma, considerato che anche la Germania non è parsa squadra irresistibile, vincere sarà assai difficile, ma, comunque, non impossibile.