Simone Inzaghi

Il gentleman del 3-5-2 che ha fatto grande l’Inter… col silenziatore.

Simone Inzaghi compie gli anni, e festeggerà a Parma, dove la sua squadra sarà impegnata per la 31^ giornata di campionato. Ma sembra che i regali continui a farli lui: uno ogni finale vinta, ogni modulo oliato, ogni volta che mette un centrocampista al posto giusto al minuto 73. Non urla, non sbatte la giacca, non si lancia in scivolate come Conte o Mourinho. Ma vince. E convince.

Da allenatore è come un caffè ben fatto: all’inizio ti sembra normale, poi capisci che è proprio quello che ti serviva.

Dai piedi al cervello

Da “fratello di Pippo” a maestro silenzioso.

Se da calciatore era conosciuto soprattutto come il fratello di Pippo, oggi è Simone ad avere il ruolo principale a tavola durante le cene di famiglia. L’uno segnava a raffica, l’altro rifletteva. E infatti, non è un caso che Simone abbia trovato la sua vera dimensione in panchina, dove può pensare, studiare e creare.

Alla Lazio ha fatto la gavetta con stile, passando dal settore giovanile alla prima squadra quasi per caso. Poi sono arrivati i trofei, il gioco riconoscibile, la leadership tranquilla. Ma è con l’Inter che ha davvero completato il salto.

Inzaghi come…
• Come Conte, ma con meno decibel: stesso ordine, stesso rigore tattico, ma con più diplomazia e meno litigi con la società.
• Come Allegri, ma con meno “corto muso”: Inzaghi vuole vincere, sì, ma dominando il gioco, non soffrendo fino al 95’.
• Come Spalletti, ma fedele al suo 3-5-2: niente esperimenti folli, Simone ha le sue certezze. E le fa funzionare.

I retroscena di mercato: tra “quasi addii” e intuizioni vincenti

Nel 2023 qualcuno lo voleva fuori: “non vince i big match”, “è troppo aziendalista”, “non cambia mai modulo”. E invece Inzaghi ha risposto con la cosa più efficace: i risultati. Supercoppa, Coppa Italia, dominio nei big match, e una finale di Champions che nessuno si aspettava.

Anche sul mercato, ha dimostrato di avere occhio: ha chiesto Acerbi quando tutti avevano dubbi, ha reinventato Calhanoglu in regista, ha fatto volare Dimarco e Darmian. Nomi normali, prestazioni straordinarie.

L’Inter è diventata “sua”

Gioco, risultati e quella sensazione di controllo. Oggi l’Inter gioca il miglior calcio d’Italia, forse anche d’Europa. Difende come una squadra italiana, attacca con l’ampiezza di una squadra inglese, e gestisce il centrocampo come una tedesca. Tutto questo lo ha costruito Inzaghi, giorno dopo giorno, senza proclami, senza crisi isteriche. Ha portato serenità in un ambiente spesso schizofrenico. E nel farlo ha restituito ai tifosi una squadra non solo vincente, ma anche bella da vedere.

E ora? Il meglio potrebbe ancora arrivare

Simone Inzaghi non è più una promessa: è una certezza. Ma la sensazione è che il meglio debba ancora venire. Con una rosa profonda, un’identità tattica chiara e uno spogliatoio unito, il prossimo obiettivo è uno solo: quella benedetta Champions League.

E a quel punto, magari, potrà anche cambiare modulo. Ma solo dopo averla sollevata.

Quindi…Buon compleanno, Simone!

Continua così. Silenziosamente, ostinatamente, splendidamente vincente.

DiChiara Pellegrino

Chiara Pellegrino Dottoressa in Economia e Management del Territorio e del Turismo, 30 anni, appassionata di turismo, giornalismo e sport, con una predilezione per il calcio e, in particolare, per l’Inter. Una passione trasmessa dal padre fin dall’infanzia, che oggi coltiva attraverso la scrittura di articoli dedicati alla sua squadra del cuore.

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