San Siro, domenica 18 maggio. C’è l’aria delle grandi serate: spalti pieni, tensione alta, sogni che pesano. L’Inter scende in campo sapendo che non può più sbagliare. Lo Scudetto è ancora lì, a portata di mano, ma ogni errore rischia di essere fatale. E di fronte c’è una Lazio tutt’altro che remissiva, venuta a Milano per giocarsi le proprie carte con coraggio.
La partita inizia con l’Inter che spinge, controlla il ritmo, alza i giri. I nerazzurri sembrano avere la partita in pugno e trovano il gol con un colpo di testa preciso, forse il frutto più naturale di un primo tempo dominato. Ma è proprio questa la trappola: quando l’Inter sembra in controllo, rallenta, quasi come se volesse addormentare il match.
E la Lazio, si sa, è squadra che sa colpire proprio quando abbassi la guardia. Nella ripresa, Pedro punisce con l’esperienza e il cinismo di chi certe partite le conosce a memoria. L’1-1 non spezza però la voglia nerazzurra. Dumfries si inventa un inserimento dei suoi e riporta l’Inter avanti, facendo esplodere il Meazza.
Sembra fatta. La gente inizia già a cantare, lo Scudetto torna ad affacciarsi tra i cori e le bandiere. Ma il calcio ha una sua crudele poesia: quando ti senti sicuro, spesso ti colpisce. E così, nel finale, un’ingenuità difensiva si trasforma in un rigore che Pedro trasforma con freddezza. 2-2. Silenzio.
Un pareggio che pesa come una sconfitta
Questo non è un punto. È un rimpianto. È la fotografia di una squadra che ha avuto il destino nelle mani e l’ha lasciato scivolare. Non per mancanza di qualità, ma forse per un pizzico di lucidità in meno nei momenti chiave. Non è una resa, certo, ma ora il campionato non dipende più solo dall’Inter.
Le voci dal campo
Dopo la partita, i volti sono scuri, anche se i microfoni si riempiono comunque di parole misurate.
Simone Inzaghi, visibilmente deluso ma lucido, dice:
“Abbiamo fatto una buona gara, ma certi errori non possiamo permetterceli a questo punto della stagione. Era una partita che dovevamo chiudere prima. Ora non dipende più solo da noi, ma dobbiamo crederci fino alla fine.”
Poi tocca a Nicolò Barella, uno dei più combattivi in campo:
“Siamo arrabbiati, inutile girarci intorno. Ma non è finita. Dobbiamo vincere l’ultima e vedere cosa succede. Il calcio ci ha insegnato che tutto può accadere.”
Dall’altra parte, invece, è una Lazio orgogliosa a parlare.
Igor Tudor, allenatore biancoceleste:
“Sono molto soddisfatto. Abbiamo dimostrato carattere, abbiamo giocato a testa alta contro una grande squadra. È questo lo spirito che voglio.”
Ultima giornata: tutto in 90 minuti
L’ultima giornata di campionato per le squadre in corsa si giocherà venerdì 23, con calcio d’inizio alle 20:45. L’Inter andrà in trasferta a Como, mentre il Napoli affronterà il Cagliari.
In caso di arrivo a pari punti, è previsto uno spareggio Scudetto in campo neutro, come stabilito dal nuovo regolamento della Lega Serie A. Nessun conteggio su differenza reti o scontri diretti: tutto si deciderà sul campo.
C’è ancora una speranza per l’inter, ma serve un miracolo. Bisogna vincere l’ultima, sperare in un passo falso altrui, tenere acceso il fuoco. Perché in un campionato così tirato, anche un pareggio può fare la differenza tra gloria e rimorso.
E allora che si giochi fino all’ultimo respiro. Perché anche ieri, tra rabbia e bel gioco, l’Inter ha dimostrato di essere viva. Ma il tempo per dimostrarlo davvero è quasi finito.