Inter in Champion's League

In questa stagione di Serie A è l’Inter che sta facendo la voce grossa, con la formazione di Simone Inzaghi che nelle ultime settimane ha staccato la Juventus, complici anche i recenti passi falsi dei bianconeri. In mezzo anche lo scontro diretto, che ha sancito una superiorità importante dei nerazzurri che veleggiano senza apparenti rivali verso il loro ventesimo Scudetto che vorrebbe dire seconda stella. Un percorso di crescita costante iniziato con l’allenatore ex Lazio ormai 3 stagioni fa e che nell’ultimo anno sta portando i suoi frutti dopo una mezza scorsa stagione un po’ balbettante soprattutto in campionato. L’Inter veniva infatti da un’annata chiusa in crescendo con la finale di Champions ma con un terzo posto amaro in Serie A con ben 12 sconfitte (seconda stagione con più sconfitte per Inzaghi da allenatore dopo le 13 con la Lazio del 2018/19). Per questo motivo quest’anno l’obiettivo conclamato è stato chiaro sin da subito: campionato e seconda stella da apporre sulla maglia staccando i cugini del Milan.

Al momento la stagione è ampiamente positiva, con l’unica parentesi negativa della prematura eliminazione in Coppa Italia ma anche col primo titolo già messo in bacheca con la Supercoppa conquistata qualche settimana fa in Arabia Saudita. In campionato l’Inter è a +7 sulla Juventus (potenziale +10 col recupero contro l’Atalanta di fine mese) e col cammino in Champions ancora tutto da esplorare. La Champions sì, quella coppa sfumata l’anno scorso dopo una finale intensissima, decisa dal piattone destro di Rodri che l’ha indirizzata verso Manchester. In quella triste serata qualcosa è però scoccato nella testa dei calciatori e della società, una scintilla di maturità, una consapevolezza di forza come non si vedeva dai tempi del triplete targato José Mourinho. Sì perché l’Inter quella finale l’ha giocata bene, al livello del Manchester City se non superiore a tratti, con lo stesso Guardiola che più e più volte è stato ripreso dalle telecamere in panchina in preda a una tensione rara e non comune per un tecnico della sua esperienza e caratura internazionale. D’altronde lo stesso Pep, a margine dell’evento in cui ha vinto il premio come coach dell’anno qualche settimana fa, ha ribadito “quanto sia stato difficile giocare quella finale contro la splendida squadra di Simone Inzaghi“. Ecco quindi che l’Inter di quest’anno è una squadra cresciuta nella testa prima che nei valori tecnici, consapevole dei suoi mezzi e con uno spessore internazionale ormai universalmente riconosciuto. Per questo motivo c’è da giurare che i nerazzurri, sfruttando anche l’ampio vantaggio in campionato, possano riprovare ad arrivare fino in fondo anche quest’anno in Europa. Oltre al Manchester City che vorrà riconfermarsi e al Real Madrid che gioca sempre “in casa” quando si tratta di Champions League, le altre big sono chi più e chi meno piuttosto opache in questa stagione. PSG, Bayern Monaco, Barcellona, son tutte formazioni poco costanti e che hanno cambiato tanto tra panchina e rosa. Il contrario dell’Inter, che ha sì aggiunto dei tasselli rispetto allo scorso anno ma senza modificare la sua identità e anzi migliorando in molte zone del campo (un nome su tutti è Sommer in porta). Il primo ostacolo nella corsa alla Coppa dalle grandi orecchie si chiama Atletico Madrid, con i Colchoneros del Cholo Simeone sempre ostici da affrontare in una fase a eliminazione diretta. Ma questa Inter ha dimostrato di potersela giocare con chiunque, sfoggiando un calcio moderno e molto europeo.

lautaro martinez

Del collettivo abbiamo già parlato, con tutti gli 11 in campo che si muovono con armonia e come un sol uomo, aiutandosi a vicenda e dando sempre l’anima in campo. D’altronde anche fuori dal rettangolo verde l’atmosfera che si respira è quella di un gruppo di grandi amici prima che di “colleghi” di lavoro. Thuram e Pavard che scherzano a fine partita come due bambini, Barella con lo stesso figlio d’arte francese che si rincorrono, Bastoni affettuosamente soprannominato “giraffa” dai suoi compagni di squadra per il collo lungo. Tante piccole cose che fanno trasparire un ambiente sereno e che può divenire terreno fertile per coltivare vittorie importanti anche in questa stagione. D’altronde il gioco dei nerazzurri rispecchia questa atmosfera, con l’Inter che spesso è bella da vedere quest’anno, con trame di gioco ben sviluppate e una fluidità di manovra da grande squadra. Molte delle geometrie passano dal super centrocampo di Inzaghi, che tra Mkhitaryan, Calhanoglu e Barella (senza contare le “riserve”) è probabilmente tra i migliori reparti in Europa. Il turco è alla sua miglior stagione in carriera, con percentuali di passaggi lunghi e corti da fare invidia al migliore Kroos e con numeri importanti anche in fase realizzativa, grazie al suo essere infallibile dal dischetto. Lui e l’armeno sono due parametri zero, con la politica di Beppe Marotta che continua a portare i suoi frutti (e che ne porterà anche nella prossima stagione con Zielinski e Taremi già bloccati). Parlando di protagonisti di questa stagione impossibile poi non citare quel Lautaro Martinez che viaggia su medie gol spaventose e che con la fascia di capitano al braccio è diventato un giocatore totale: bomber, uomo assist, uomo squadra. Lo si può trovare in un recupero sulla sua metà campo come in area di rigore 20 secondi dopo per chiudere in gol una manovra offensiva dei compagni, uomo simbolo del carattere nerazzurro e dello strapotere fisico e tecnico attuale. E poi ancora Thuram, che ha avuto un impatto devastante con la nostra Serie A diventando il miglior partner d’attacco possibile per l’argentino e facendo rapidamente dimenticare la “LuLa” di qualche stagione fa. E poi Dimarco e Bastoni, emblemi dell’Interismo vero e proprio, tifosi nerazzurri da sempre che incarnano la voglia di lottare su ogni pallone. Lo testimonia, come se ce ne fosse bisogno, il ruggito grintoso del difensore dopo un recupero nel finale di Inter-Juventus, che racchiude in sé tanti significati e soprattutto la voglia di costruire qualcosa di grande, qualcosa in cui si crede davvero. C’è poi Acerbi, da quasi esubero a titolare inamovibile in difesa, col suo rendimento cresciuto spaventosamente e che ha dato grande esperienza e solidità nel reparto arretrato così come Sommer. L’estremo difensore ex Bayern Monaco non sta facendo rimpiangere i suoi predecessori e dà sempre impressione di grande sicurezza tra i pali. E poi i vari Barella, Pavard, i giovani come Bisseck e Asllani e i veterani come De Vrij e Darmian. Tutti a modo loro decisivi e che sanno farsi sempre trovare pronti.

San Siro

Alla guida di questa rosa enormemente qualitativa c’è un uomo che si sta lentamente prendendo delle rivincite in questa stagione. Quel Simone Inzaghi che spesso è stato criticato lo scorso anno, quando i risultati soprattutto in campionato non arrivavano. Il tecnico piacentino ha sempre portato avanti con grande serietà il suo compito, non rispondendo mai a tono durante le interviste e restando sempre calmo anche nei momenti difficili. Nelle ultime settimane, più volte stuzzicato dal collega Allegri, non ha quasi mai replicato facendo parlare il campo che infatti gli sta dando ragione su tutta la linea. “Uomo di coppe“, com’è stato definito per i tanti successi tra Coppa Italia e Supercoppa italiana, Inzaghi ha se vogliamo la “macchia” di non aver ancora vinto il campionato però. Questa ha tutta l’impressione di essere la stagione giusta per sfatare questo tabù e perché no, anche quella per poter puntare a ripetere il cammino in Champions League riportando la coppa a Milano dopo quasi 15 anni. Dalle parti di San Siro sponda nerazzurra si sogna in questa stagione, con la forte sensazione che l’Inter possa arrivare in fondo in tutte le competizioni dov’è attualmente impegnata. Vedremo cosa dirà il campo ma d’altronde si sa, con la “Pazza Inter” non c’è nulla di razionale e pronosticabile, quindi spazio ai sogni dei tifosi che mai come quest’anno assumono sempre più la forma della seconda stella con vista su una coppa dalle grandi orecchie.

DiFabio Scalia

Laureato in geologia, da sempre grande appassionato di sport e scrittura. Juventino sfegatato, ma ho anche dei difetti.