L’esordio degli azzurri a Dortmund è stato un vero caleidoscopio di emozioni, come in un giro ad alta velocità sulle montagne russe, almeno nel primo tempo.
Il gol preso a freddo dopo 23 secondi ha permesso ai ragazzi di Spalletti, soddisfatto al termine dell’incontro, di gettare alle ortiche ogni timore ed incertezza, prendendo il toro per le corna e disputando 45’ di alta qualità, fatto di pressione alta, pressing in tutte le zone del campo e possesso palla veloce e produttivo, che hanno prodotto due reti e quattro grandi occasioni, compreso un palo.
In un’atmosfera caldissima, indubbiamente sfidante, l’Italia è riuscita a spegnere l’entusiasmo e l’ardore dei 50.000 tifosi albanesi, degna e spettacolare cornice di una serata davvero memorabile per i presenti.
Spalletti pare dunque aver inculcato i propri concetti di gioco nelle menti dei suoi ragazzi che li hanno fatti propri ed hanno cercato di attuarli al meglio delle loro possibilità.

Rispetto alle due amichevoli precedenti, contro Turchia e Bosnia, i passi in avanti sono chiari ed evidenti, sia nella mentalità che nei concetti di gioco. Il vero problema, a parte la forza dell’avversario, è la tenuta fisica, perché, nel secondo tempo, la squadra si è quasi rattrappita su sé stessa, tirando il freno a mano e limitandosi ad un possesso palla asfissiante ma asfittico, che non ha saputo quasi più creare grattacapi alla sbandata difesa degli albanesi.
Gestire tempi e ritmi di gioco è un ulteriore step, che solo le grandi squadre riescono a fare, ma rimanendo sempre fedeli al proprio credo, certo se il pallone lo gestisci tu l’avversario ha ben poche possibilità di farti male, su questo non ci piove.
Tuttavia è sempre possibile far saltare il banco con una palla lunga che ti sorprende alle spalle e mette l’avversario in zona gol, come capitato al 90’, quando solo un mezzo miracolo di Donnarumma ha evitato il pareggio, quindi controllo del gioco sì ma solo dopo aver prima messo al sicuro il risultato.
Il prossimo avversario sarà la ben più quotata, e per noi, ostica, Spagna, e qui l’asticella sale vertiginosamente.
Le ‘furie rosse’ fanno infatti del possesso palla una prerogativa esiziale al loro gioco, sono abili palleggiatori, pronti però a verticalizzare al momento giusto, e pertanto la vera sfida sarà rendere il loro possesso non così costante e, soprattutto, non così efficace.
In quest’ottica vedremo se uomini e schemi degli azzurri potranno cambiare, anche se l’idea è sempre quella di avere due esterni, uno più bloccato, Di Lorenzo, ed un altro che si stacca per dare una mano in costruzione, Dimarco.
La coppia dei centrali, Bastoni-Calafiori, è molto abile a palleggiare e a salire, un po’ meno però a difendere sull’uomo, magari sarà dunque inserito un marcatore più puro come Buongiorno o Mancini.
A centrocampo se Jorginho dovrà alzare i ritmi ed avere idee più creative, non potendo limitarsi solo a palleggiare appoggiando sempre di lato o indietro, e se Pellegrini e Frattesi saranno chiamati ad essere più efficaci come guastatori, sempre salvaguardando l’appoggio in copertura, sarà ancora Barella la vera anima degli azzurri, diga e fulcro della manovra.
Spalletti dovrà risolvere poi un bel rebus, cioè quello di mettere Scamacca nella condizione di far male e non solo di fungere da centravanti-boa per gli inserimenti dei centrocampisti, mentre a Chiesa si chiederà semplicemente di fare sé stesso, cioè saltare l’uomo e crossare o accentrarsi e tirare.
Un pareggio, in ottica qualificazione, non sarebbe disprezzabile ma per crescere, anche in convinzione, occorrerebbe forse qualcosa in più.
Appuntamento comunque il 20 giugno a Gelsenkirchen per saperne di più.
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