La Juventus non sta vivendo un periodo esaltante nell’ultimo mese, con pochi alti e tanti bassi, soprattutto in termini di risultati. L’Inter è ormai scappata in classifica, con lo scontro diretto che sembra aver dato una spallata importante al campionato e con i bianconeri che hanno risentito della sconfitta nel Derby d’Italia nelle settimane successive, perdendo terreno in classifica in maniera importante e forse definitiva. Sono inoltre riapparsi i fantasmi dello scorso anno, con una squadra prevedibile e lenta nella manovra come non la si era mai vista in questa stagione. L’ultima gara contro il Frosinone, con il gol di Rugani e la vittoria in extremis, sembra aver un attimo arginato la minicrisi che si era aperta nelle settimane precedenti, anche se sul campo la prestazione dei ragazzi di Allegri è stata tutt’altro che esaltante. Se sono arrivati i 3 punti però, il merito è per gran parte di Dusan Vlahovic, una delle pochissime note liete della Juventus del 2024. L’attaccante serbo ha iniziato il nuovo anno alla grande, con la doppietta contro i ciociari che gli ha permesso di arrivare a 9 gol in 7 presenze in Serie A nel 2024. Nessuno meglio di lui nelle principali leghe europee, con Lautaro Martinez e Bukayo Saka che inseguono a 7 gol ciascuno in 7 e 6 presenze rispettivamente. 3 doppiette per lui, andato a segno in tutte le partite eccetto in quella contro l’Inter per una incredibile media di un centro ogni 68 minuti. Numeri che spiegano quanto forte sia partito il serbo nel nuovo anno ma che da soli non possono dare la misura del “nuovo” Vlahovic che si vede da qualche settimana a questa parte.
Si perché il buon Dusan i suoi gol li ha sempre fatti, basti pensare alle ultime annate con la maglia viola della Fiorentina prima di arrivare alla corte di Massimiliano Allegri. Però si trattava di un Vlahovic diverso, molto “egoista” sotto porta, capace di giocare bene se lanciato nello spazio ma imperfetto spalle alla porta, con una tecnica spesso rivedibile e una certa fretta nel gestire le scelte con la palla tra i piedi. Senza contare il carattere “fumantino” che lo ha penalizzato soprattutto l’anno scorso, quando spesso appariva in campo snervato, sfiduciato e incompreso. Questo atteggiamento penalizzava un po’ tutta la squadra, che non aveva un vero e proprio riferimento davanti e con Vlahovic che spariva del tutto in alcuni momenti delle partite, più bravo a farsi notare per le intemperanze con gli avversari che non per i palloni calciati in porta. D’altronde Allegri, maestro da sempre nella comunicazione, lo aveva spesso detto durante le interviste: Dusan doveva crescere nella gestione della palla spalle alla porta, giocando con serenità e migliorando l’aspetto mentale prima ancora di quello tecnico. Il lavoro del tecnico livornese quest’anno sembra cominciare a dare i suoi frutti, con l’attaccante serbo che è lontano parente di quello della scorsa stagione.
Nelle ultime gare l’ex Fiorentina si sta sempre più guadagnando i “galloni” di leader carismatico della squadra, guidando i compagni che in lui adesso non vedono solo un eccezionale finalizzatore ma anche un punto di riferimento in partita. Vlahovic chiama il pressing alto, è il primo a recuperare palla nella sua porta se si subisce gol per riportarla al centro del campo, sprona i compagni, consiglia i più giovani e soprattutto appare libero di testa. Quest’ultima cosa lo aiuta molto in fase di finalizzazione, col serbo che negli ultimi 2 mesi è diventato letale sottoporta sia di destro che di sinistro, sia di prima nell’area piccola che su punizione. Sono lontani i tempi in cui sembrava non saper che fare lontano dalla porta con la palla tra i piedi, sbagliando spesso e volentieri l’ultima scelta. Il Vlahovic attuale si sta anche riscoprendo uomo assist, come testimoniano i 4 già messi a segno quest’anno, di cui l’ultimo importantissimo ha portato 3 punti nell’ultima giornata con la sua spizzata per Rugani (quest’ultimo in aria di rinnovo). Inoltre il serbo è migliorato anche nel gioco con i compagni, sacrificandosi di più in fase di non possesso e scambiando meglio in fase di ripartenza, a palla recuperata. A testimonianza della sua importanza nella Juventus attuale basta vedere la media punti con lui (2.3) e senza di lui nella gare di questa stagione (1.33). Insomma, mai come quest’anno Vlahovic è un fattore per la Vecchia Signora, che punta su di lui per consolidare il secondo posto e chiudere al meglio l’annata in campionato. Senza dimenticare la vetrina della Coppa Italia, che può riportare un trofeo dalle parti di Torino dopo 3 stagioni. Prima la Lazio, poi eventualmente una finale che potrebbe anche essere contro la Fiorentina, non una squadra a caso per Vlahovic. Là dove tutto è iniziato, là dove Dusan Vlahovic non era ancora un leader, ma “solo” uno splendido finalizzatore.