Come il tam tam dei mass media aveva auspicato, e apparecchiato, le partite dell’undicesima giornata sembrano aver posto le basi di una stagione che vedrà Inter e Juventus nel ruolo di sfidanti sul ring dello scudetto.
L’Inter, nella partita più insidiosa tra le ultime affrontate, a Bergamo, ha avuto la meglio sull’Atalanta, sotto una pioggia battente, che non aveva frenato l’assalto dei padroni di casa che, per quasi mezz’ora, hanno menato le danze. E’ però bastata una geniale rasoiata in verticale di Calhanoglu per cambiare il corso del match, Musso ha azzardato l’uscita mandando per le terre Darmian, entrato da pochissimo al posto del infortunato Pavard, e, l’inevitabile, penalty è stato realizzato dallo stesso turco. Con gli orobici sbilanciati in avanti si sono aperte invitanti praterie per le letali ripartenze degli uomini di Inzaghi, che hanno raddoppiato ad inizio ripresa con ‘sentenza’ Martinez, la rete di Scamacca, quattro minuti dopo, ha solo tenuto aperta la contesa, senza però più mutarne l’esito. I nerazzurri milanesi, con l’ennesimo successo in trasferta (fin qui hanno fatto il pieno), hanno lanciato il guanto di sfida alle altre contendenti, confermandosi squadra solida, ben organizzata, cinica e letale, guidata bene in panchina ed esaltata dalle prodezze in serie sotto rete di Lautaro.
L’unica ad essere rimasta in scia all’Inter è pertanto la Juventus, chè ha risposto presente nella sfida del Franchi, ogni anno, forse, la più attesa e delicate delle trasferte da affrontare in giro per l’Italia. Il campo ha confermato quanto già si era visto ed intuito finora, la compagine di Allegri è tornata ad essere ‘squadra’, nel senso più pieno della parola, grazie ad un’ organizzazione difensiva maniacale, una determinazione, una grinta e un furore agonistico, che da almeno due anni parevano smarriti. La rete iniziale di Miretti ha indirizzato la gara nei binari desiderati dai bianconeri, con la fiera difesa del fortino a fronte della costante pressione dei viola, con qualche sofferenza in più nel primo tempo rispetto alla ripresa. Del resto sei clean sheet e la miglior difesa del campionato, a pari della capolista Inter, con appena sei reti subite, la dicono lunga su quali siano le armi più efficaci della Juventus.
Si acuisce invece la crisi del Milan, che, al netto della copiosa serie di assenze (sabato si è aggiunta in extremis pure quella di Theo Hernandez) è andato incontro alla terza sconfitta nelle ultime quattro uscite. E se le precedenti, in parte, potevano essere spiegate con il valore degli avversari, questa volta, al cospetto di un’Udinese ancora priva di vittorie in campionato, di scuse se ne possono accampare davvero poche. I rossoneri hanno palesato tutta l’inconcludenza del momento, facilitata dai continui cambi di modulo e di uomini, che rende la manovra prevedibile ed asfittica, limitando ogni velleità offensiva alle sole giocate di Leao. Questa volta, a condannare i meneghini, è stato un penalty, trasformato da Pereyra, e cagionato da un improvvido intervento di Adli, subentrato al nuovamente infortunato Krunic. Le grandi parate nel finale di Silvestri non sono un alibi sufficiente a chi queste sfide dovrebbe comunque portarle a casa in qualsiasi modo. Domani la sfida da dentro o fuori con il Psg, in Champions, in caso di mancato successo, potrebbe davvero mettere in salita la stagione dei rossoneri già ad inizio novembre. Pioli è già ora sulla graticola dei commentatori e dei social, l’eliminazione precoce dalla coppa più prestigiosa e il ritardo già consistente dalla vetta (sei punti) potrebbero portare al suo esonero? Staremo a vedere!
Al quarto posto si è intanto issato il Napoli, dopo il franco successo di Salerno, in una gara dominata e gestita sempre in totale sicurezza dagli uomini di Garcia. I patemi e le incomprensioni di inizio stagione sembrano ora tutti alle spalle, la squadra pare più sicura e conscia di sé, l’assenza di Osimhen non si sta praticamente percependo, grazie alla ritrovata vena realizzativa di Raspadori, anche questa volta autore della rete che ha sbloccato il match, chiuso poi nel finale da una bella azione personale di Elmas. Sette punti dalla vetta sono ancora tanti, forse troppi, la qualificazione agli ottavi di Champion è comunque a portata, e, quindi, i campioni d’Italia sembrano avere tutto per condurre in porto una stagione comunque importante.
Al sesto posto si è affacciato il Bologna, venerdì sera, al terzo successo consecutivo in casa, e capace di superare, grazie ad una rete dell’universale scozzese Ferguson, una Lazio convincente e determinata nel primo tempo, ma letteralmente squagliatasi dopo la rete dello svantaggio. Ulteriore step di maturazione per i felsinei, capaci di non crollare, in un primo tempo in cui la pressione alta e l’aggressione continua dei biancoazzurri avevano chiuso tutte le linee di passaggio mettendo la sordina alle loro velleità offensive, ma poi, dopo l’1-0, vera ‘grande’ nel saper gestire la ripresa da padroni del campo e dei ritmi, senza mai concedere alcuna palla gol agli avversari. Quanto alla Lazio tanto ‘vera’ e organizzata nei primi 45’, tanto incolore e inerme nella ripresa, e, così, dopo tre successi in fila, arriva uno stop che deve far riflettere, e molto, Sarri su una squadra che sembra ancora priva di un’identità palpabile e precisa.
Incredibile, inattesa, miracolosa, e, perché no, anche un po’ fortunata è invece la vittoria raccolta dalla Roma di Mourinho, nel recupero della sfida interna contro il Lecce. Il rigore fallito in apertura da Lukaku e le parate in serie di Falcone sembravano la fotografia dell’ennesima giornata no dei giallorossi, e quando, al 72’, a coronamento di una perfetta ripartenza, Almqvist aveva portato in vantaggio i salentini, sull’Olimpico e sui sogni di grandeur dei capitolini sembrava calato il de profundis, e invece… Prima Azmoun al 91’ e poi Lukaku al 94’, facevano esplodere il tifo giallorosso. Il quarto posto dista solo quattro punti e, per lo meno per cuore, grinta e carattere la Roma ha dimostrato di esserci, se poi Mourinho calerà qualche altro asso chissà…
Continua il bel campionato del Monza, che dopo due pareggi, torna al successo in quel di Verona, un 3-1, mai veramente in discussione, con gli uomini di Palladino sempre padroni del campo ed in rete con una doppietta di Colombo (che forse avrebbe fatto comodo al Milan, in luogo del deludente Jovic) e di Caldirola, di Folorunsho il gol della bandiera degli scaligeri. Brianzoli arrivati già a sedici punti e Hellas fermo, ormai da troppo tempo, a otto punti e, ad oggi, virtualmente retrocesso, Per Baroni il difficile arriva adesso, sempre che riesca a salvare la panchina.
Chi invece in una settimana ha capovolto il mondo è stato Il Cagliari, che, fin lì privo di vittorie, ne ha invece collezionate tre di fila, Coppa Italia compresa. Battere il Genoa non è stato facile, ma farlo con quella sicumera e forza non era scontato. La mano di Ranieri si inizia a vedere eccome, e, per la prima volta, da inizio stagione, almeno per oggi, i sardi (in rete con Viola e Zappa) sono fuori dalle ultime tre della classifica. Per il Grifone uno stop forse inatteso, ma che deve far riflettere Gilardino, i punti sono undici, il trend però è negativo e la cosa che, sotto certi aspetti, preoccupa di più è che ormai da troppe partite segna solo, e sempre, il solito Gudmundsson.
Stasera l’undicesimo turno si chiude, alle 18.30 con Frosinone–Empoli, e alle 20.45 con Torino– Sassuolo.