“Conosco la strada da Guayaquil a Puerto Inca come gli autisti dei bus di linea“. [Cit. Washington Vera]
La strada E582 è un importante raccordo che attraversa le Ande ecuadoriane occidentali e collega la Riversa Ecologica Manglar Churte con il Parco Nazionale Cajas o molto più semplicemente mette in contatto Guayaquil con Cuenca. La E582 è conosciuta anche con il nome Cuenca-Puerto Inca, luoghi da cui questa strada ha il proprio inizio e la propria fine. La storia di Washington Vera parte proprio da Puerto Inca, piccola frazione che dista dal centro cittadino di Naranjal circa 20 chilometri.
Aveva appena tre anni quando Wacho, in Ecuador utilizzato come diminutivo di Washington (in altre zone dell’America Latina ha tutt’altro significato), ha toccato un pallone da calcio per la prima volta. Nelle sue vene scorre il sangue di chi una sfera rotonda ce l’ha al centro del proprio petto al posto del cuore che pulsa. Suo zio, Carlos Maquilon, era conosciutissimo tra la gente del suo paese e ha girato diverse squadre nella sua provincia. Ma il gene del calciatore lo ha ereditato da suo padre. Chi lo ha visto giocare ha sempre parlato di Manuel Vera come un potenziale crack del calcio ecuadoriano. Ma il papà di Wacho non è riuscito a sfondare nel calcio che conta. Di contro portava suo figlio ad ogni sua partita.
A 13 anni, quando ormai il talento di Wacho era pronto ad esplodere, la fortuna bacia per la prima volta l’umile famiglia Vera. L’ex calciatore del Barcelona di Guayaquil Manuel Uquillas lo vide giocare e gli chiese se volesse affrontare un provino proprio con il Barcelona, di cui è stato idolo durante gli anni ’90. Uquillas è famoso in Ecuador per aver segnato con El Idolo 85 reti e di averne fatti 11 nel Clasico del Astillero contro l’Emelec. Ha vinto due volte la classifica dei cannonieri del campionato ecuadoriano e ha sfiorato il trionfo in Libertadores nel 1990 perdendo la finale contro l’Olimpia. Nel 1998 è stato vittima della crisi bancaria che colpì l’Ecuador e fu costretto a vendere tutte le sue proprietà accettando qualsiasi proposta di lavoro.
Wacho, emozionato, accettò e riuscì a superare il provino e ad entrare nel settore giovanile di uno dei club più prestigiosi del Sud America. Ma per arrivare a giocare in prima squadra Washington avrebbe dovuto compiere tanti sacrifici. Con sua sorella Erika partiva alla volta di Guayaquil ogni giorno prima di mezzogiorno, sparandosi 120 chilometri in autobus tra andata e ritorno, e tornava a casa, a Puerto Inca, sempre verso l’ora di cena. Una vita difficile divisa tra scuola, autobus e allenamenti.
In casa Vera però si sognava. Wacho giocava in uno dei club più importanti del paese e le possibilità che potesse diventare un calciatore professionista aumentavano giorno dopo giorno. Per papà Manuel in casa poteva mancare tutto ma non i soldi per i biglietti dei bus di linea della Cooperativa di Trasporti San y 16 de Julio che trasportava Wacho e la sorella a Guayquil. Quei bus sono considerati da Wacho stesso testimoni indiretti della sua crescita calcistica.
E un giorno, mentre i due fratelli erano a pranzo in un ristorante per un pasto, il proprietario del locale, che conosceva la storia di fame della famiglia Vera, decise di regalare un piatto in più. I due fratelli, infatti, avevano l’abitudine di ordinare un unico piatto da cui si sfamavano entrambi. Con cuore e generosità il ristoratore decise di offrire ai due una porzione in più, cosi da poter mangiare il pasto per intero.
Il momento più importante della sua vita però si avvicinava con il passare degli anni. Wacho è nato il 24 aprile del 1994, durante la sua permanenza nella casa del Barcelona lo hanno soprannominato il Cholo per via dei suoi caratteri somatici tipici sudamericani e a 17 anni ha calcato il campo dei professionisti per la prima volta. La sua carriera è stata condizionata da tanti sacrifici e da diversi infortuni, l’ultimo in ordine di tempo quello di marzo 2017 che gli ha impedito di giocare la Libertadores in questa stagione, che si era guadagnato vincendo il campionato del 2016.
Due notti fa, nel trionfo storico ottenuto del Barcelona contro il Palmeiras, gli ecuadoriani non vincevano contro una squadra brasiliana dal 1992 (2-0 contro il San Paolo), è tornato in campo nella massima competizione sudamericana e ha festeggiato con i suoi compagni la vittoria.