Stop al campionato, dopo la 29^ di Serie A, e tempo per la Nazionale di Luciano Spalletti. Per gli azzurri, nella mini tournée americana, buona la prima, ma solo per il risultato finale, un 2-1 contro l’insidioso Venezuela, al momento quarto nel girone di qualificazione sudamericano.
Spalletti, in vena di esperimenti che sposano la sua idea di gioco e quella che va per la maggiore in certi club vincenti (il City di Guardiola tanto per citarne uno), si affida inizialmente ad un’innovativo 3-4-1-2, che ha l’effetto di disorientare e mandare in confusione difesa e centrocampo, con conseguente serie di errori in chiusura e in costruzione che espongono a grossi rischi la nostra porta ed inaridiscono i rifornimenti per la punta.
L’approccio non è dei migliori, sarà colpa del jet lag o del caldo umido di Fort Lauderdale, ma nel primo tempo si vedono svarioni inconsueti ed una manovra asfittica ed inconcludente. Al 2’ un pasticcio tra Scalvini ed Udogie permette a Rondon di ricevere la palla solo in area, Buongiorno ci mette del suo causando un improvvido rigore che Donnarumma riesce però a sventare, parando un penalty in partita, per la prima volta in azzurro.
La differenza tra un C.T. ed un allenatore è tutta qui, il secondo deve allenare e ha il tempo per insegnare ed inculcare i suoi principi di gioco, il primo deve invece selezionare e cucire addosso ai giocatori che sceglie il gioco più idoneo ed efficace.
La pressione alta, che almeno ha funzionato, ci regala il gol del vantaggio a fine primo tempo, Cambiaso conquista la sfera ai 22 metri e la serve a Retegui che si gira ed insacca in un amen, da vero centravanti.
La gioia però dura pochissimo perché 2’ dopo un improvvido passaggio di Bonaventura a Machis permette all’esterno della ‘vinotinto’ di insaccare a porta vuota.
Nella prima parte della ripresa, nonostante un paio di cambi, le cose non migliorano, anzi, soffriamo ancor di più, non riuscendo a costruire quasi nulla, offrendo il destro alle ripartenze sempre pericolose dei nostri avversari che impegnano severamente Donnarumma, costretto ad un mezzo miracolo in parata bassa. Dopo l’ingresso di Pellegrini e Jorginho si torna finalmente al più consono 4-3-3 e, quasi per magia, tutto torna nella normalità, la manovra scorre fluida, gli esterni vanno facilmente in sovrapposizione e mettono palle in area che mandano in sofferenza la difesa dei sudamericani.
Da una percussione centrale di Jorginho scaturisce un assist al bacio per Retegui, che, a centro area, controlla, girandosi, ed insacca con un preciso tiro sul palo opposto, gol numero due per il bomber del Genoa che arriva a 4 reti in 5 presenze in nazionale.
Nel finale gli azzurri sfiorano il gol altre volte, un paio con Zaniolo che entra bene e sembra un giocatore vero e non quella sorta di fantasma che siede sulla panchina dell’Aston Villa.
In attesa della seconda uscita, a New York, contro l’Ecuador, gli azzurri portano a casa una vittoria buona per il ranking ed una convinzione, quella di aver un portiere che para ed un centravanti che la butta dentro, e questo non è poco, per il resto bisogna attendere la fine della primavera e l’inizio dell’Europeo, dove abbiamo un titolo da difendere, ma anche le armi giuste per poterlo fare.